• Antonio Canova
  • 1787-1793
  • Marmo bianco
  • 155 X 168 cm
  • Musée du Louvre – Parigi.

Il gruppo marmoreo di Amore e Psiche fu scolpito tra il 1787 e il 1793 da Antonio Canova, scultore che incarna pienamente il gusto artistico del neoclassicismo, su commissione del colonnello John Campbell. L’artista trattò questo tema più volte: scolpì due versioni di Amore e Psiche che contemplano una farfalla, note come Amore e Psiche stanti (1796) e due di Amore e Psiche giacenti, rappresentate come figure isolate. Una delle due versioni di Amore e Psiche giacenti si trova attualmente al Metropolitan Museum di New York, mentre l’altra è l’opera qui trattata. Canova riprende le teorie di Winckelmann, archeologo e teorico del Neoclassicismo, secondo il quale una scultura non deve mostrare i sentimenti e le emozioni, ma il momento subito prima o subito dopo, quando l’animo è placato. Canova, come gli altri artisti neoclassici, fu influenzato dagli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano e quindi dallo stile romano del I secolo d. C..

La scultura si ispira alla favola di Amore e Psiche tratta da L’Asino d’oro di Apuleio (ll secolo d.C.), tema ripreso frequentemente in epoca neoclassica. I protagonisti della favola, nonché i soggetti della scultura, sono Amore, figlio della dea Venere, e Psiche una fanciulla di straordinaria bellezza tale da scatenare la gelosia della stessa Venere. La dea invidiosa decide di vendicarsi chiedendo aiuto al figlio Amore, il quale avrebbe dovuto farla innamorare di un uomo rozzo che non la ricambiasse. Tuttavia Amore si invaghì dell’affascinante Psiche e con l’aiuto di Zefiro la trasportò nel suo palazzo. Lì i due s’innamorarono, ma Psiche non poteva guardare il volto dell’amante. Ella influenzata dalle sorelle invidiose venne meno al patto e guardò il volto di Amore, scatenando così l’indignazione del dio che si allontanò da lei. Psiche per ricongiungersi al suo amato si sottopose a difficili prove impostegli dalla dea Venere, che la portarono a cadere in un sonno profondo. Amore si recherà allora a risvegliarla con un bacio: quest’ultima è la scena che Canova ha voluto rappresentare nell’opera.

Il gruppo scultoreo presenta una complessa geometria compositiva che permette di osservarlo da diversi punti di vista, quindi non unicamente da quello frontale. Il vuoto assume un’importanza analoga alle stesse parti scolpite, infatti, lo spazio tra le labbra delle due figure risulta essere il centro focale della composizione e il punto di intersezione tra le due diagonali ad X: una a destra che va dalla punta dell’ala alla punta del piede, e l’altra, a sinistra, che dall’ala attraversa il corpo di Psiche fino al panneggio disposto sul basamento. I due corpi formano, quindi, una struttura piramidale alleggerita da una forma triangolare formata dalle ali di Amore. Il centro della composizione delinea un’altra costruzione geometrica che consiste in due cerchi intrecciati, disegnati dal movimento delle braccia dei due amanti.

I due soggetti vengono scolpiti nell’attimo prima che le loro labbra si incontrino in un bacio, Canova applica un processo di astrazione privando l’immagine di ogni passionalità, raggiungendo una dimensione ideale, dove però persiste ancora la dimensione umana. L’opera è considerata una rappresentazione dell’amor divinus, ossia l’amore che congiunge il divino al mortale, ma anche una rappresentazione idilliaca dell’innocenza della giovinezza.

Il lavoro di Canova si svolse in più fasi. La prima consisteva nella creazione e nello studio del soggetto, attraverso schizzi preparatori, con lo scopo di trovare il miglior rapporto tra plasticità e luminosità. La seconda fase si basava sulla creazione di bozzetti in terracotta sui quali l’artista valutava la resa tridimensionale, fino al raggiungimento della forma ideale. In seguito veniva realizzato il modello in cera da cui si ricavava il calco in gesso. La realizzazione avveniva con l’utilizzo di punti metallici di riferimento, trasportati sul calco in marmo disposto di fianco al primo. La fase conclusiva è quella della levigatura delle superfici che permette di cogliere la morbidezza della carne, la tenerezza del gesto e la delicatezza della scena.

Alisia Borri