• Rosso Fiorentino
  • 1521
  • 39×47 cm
  • Olio su tavola
  • Galleria degli Uffizi – Firenze

Giovan Battista di Iacopo, meglio conosciuto come il Rosso per via della sua folta chioma rossa, nasce nella Firenze del 1495 ed è il campione del primo Manierismo italiano.
La sua formazione si svolge nella bottega di Andrea del Sarto e Jacopo da Pontormo dove spiccano la sua personalità indipendente e i suoi tratti distintivi che vedono un’accentuazione del gesto e una  stilizzazione della forma.
La Deposizione, dipinto realizzato per la chiesa di San Francesco a Volterra è la sua opera più importante e conosciuta poiché riassume la tecnica e la rappresentazione dei corpi tipica del grande pittore.
Al fine di riassumere sinteticamente la pittura di Rosso Fiorentino sono di seguito riportate le parole di Giorgio Vasari contenute nell’opera Le vite degli artisti:

Lui era sempre molto poetico nella composizione delle sue figure, audace e ben radicata nella sua progettazione, con uno stile affascinante e mozzafiato fantasia.

L’angelo musicante è uno dei più celebri quadri del pittore, datato 1521, situato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Il protagonista è un angioletto intento ad arpeggiare un liuto apparentemente troppo grande, con l’orecchio appoggiato allo strumento per constatare la corretta esecuzione delle note e la mano destra che pizzica le corde emettendo il suono. La chioma riccioluta di colore rosso ricorda quella dello stesso autore, mentre le ali che si dispiegano dalla schiena del putto, sono bianche all’esterno e rosse nella parte intera. Tocchi di rosso sono rintracciabili anche sul naso e nelle guance ad accentuare il contrasto di toni caldi e freddi che  ravvivano l’orchestrazione cromatica. Interessante è soprattutto il retroscena scuro al di sotto del quale sono state trovate iscrizioni che rimandano alla storia del quadro.

Nel 1965 John Shearman fu il primo ad ipotizzare che la tavola fosse in realtà un frammento di un’opera più articolata; successivamente grazie alle indagini diagnostiche condotte è emersa proprio sotto lo strato bruno la presenza di una struttura architettonica creata da incisioni parallele sulla superficie. Il quadro doveva essere quindi situato ai piedi di una pala d’altare con la Vergine e i santi di cui però non si hanno notizie.
In basso a destra, nelle vicinanze nel braccio sinistro sono state lette anche la firma e la data forse realizzate dallo stesso Rosso nel momento dello smembramento, sulla tavola già frammentaria.

Altre ipotesi affermano che la sigla sia stata creata da un’altra mano con il fine di non smarrirne le informazioni, tenuto conto che solo in questo caso viene utilizzato il corsivo, mentre tutte le altre opere del pittore sono firmate con caratteri capitali. Una possibile interpretazione del progetto originale al quale apparteneva l’opera è rappresentata nella Collegiata di Asciano del pittore Francesco Vanni, che integra le gambe al fanciullo e lo colloca seduto su di un gradino, ai piedi della Madonna. È indispensabile osservare come il dipinto mostri la modernità che scaturisce da questa scena prettamente tradizionale, e come il pittore abbia saputo trasmettere la tenerezza dell’angelo attraverso i colori e il suo atteggiamento trasognante.

Ilaria Govoni