• Gian Lorenzo Bernini
  • 1624/1633
  • H 28,5 metri
  • Marmo, bronzo, calcestruzzo, doratura.
  • Basilica di San Pietro – Città del Vaticano, Roma.

Nella Basilica di San Pietro Gian Lorenzo Bernini fu direttore artistico di un grande cantiere, di cui fece parte anche Francesco Borromini, che diede vita ad innumerevoli opere d’arte, tra cui il Baldacchino.
Questo capolavoro monumentale di grande difficoltà tecnica, dato il suo impianto architettonico a base quadrata e la sua esecuzione prettamente scultorea, può essere considerato il manifesto dell’arte barocca.È posto proprio in corrispondenza della tomba di San Pietro e fu progettato su richiesta di papa Urbano VIII.

I primi elementi che colpiscono l’osservatore sono le colonne tortili in bronzo, alte ben 11 metri. Queste presentano decorazioni in oro di motivi fitomorfi e sono sormontate da capitelli compositi con pulvino, che conferiscono un ulteriore slancio alla composizione.Il capitello composito è d’invenzione romana e raccoglie le volute ioniche e le foglie d’acanto tipiche dell’ordine corinzio.
I basamenti sono invece in marmo policromo e vi sono raffigurate le varie fasi di un parto, sempre con richiami di carattere naturalistico, come lucertole e api.

La trabeazione è concava, non rettilinea, come tipica del Barocco. Le quattro colonne sono collegate da una frangia a festoni che, data la maestria nella lavorazione del bronzo, pare di vera stoffa, mossa dal vento. La parte superiore presenta una magnifica voluta ”a dorso di delfino”, così definita per via del suo andamento flessuoso, progettata, si pensa, dal Borromini. Il baldacchino è sormontato da quattro statue d’angeli agli angoli e da alcuni putti che, oltre a sorreggere i festoni, tengono tra le mani le chiavi di San Pietro e la corona papale.Tutte le sculture sono impreziosite cromaticamente con la doratura.
Su un lato si può scorgere un putto che alza al cielo un enorme corpo d’ape rovesciato, a richiamo della commissione dell’opera: l’ape era infatti simbolo dei Barberini, famiglia d’origine di papa Urbano VIII.
Sulla cima della composizione svetta il globo con la croce.

Difficilmente il baldacchino rivela le sue dimensioni all’osservatore, a causa del monumentale ambiente in cui è posto, ovvero lo spazio sottostante la cupola. Nonostante fosse stato così apprezzato dal papa da chiamare Bernini a decorare la crociera di San Pietro, non piacque molto ai contemporanei, tanto che fu oggetto di svariate dicerie. La leggenda più nota è che per realizzare l’opera vennero asportati e fusi i bronzi delle travature del Pantheon. Gli stessi furono in realtà utilizzati in quegli anni per la costruzione di ben 80 cannoni. Inoltre si racconta che, a causa della rivalità tra i due grandi artisti, Borromini non venne mai pagato per la collaborazione con il Bernini.

Al di là delle critiche che ricevette al tempo, il Baldacchino attirò gli sguardi ammirati di grandi scrittori come D’Annunzio che, nelle ”Elegie Romane”, scrive: “Sorgono scintillando per l’ombra le quattro colonne che nel pagano bronzo torge il Bernini a spire“.

Giorgia Bertacci