• Donatello
  • 1423/1427
  • Bronzo dorato
  • 60 x 60 cm
  • Battistero di San Giovanni Battista, Siena.

Il banchetto di Erode è una formella in bronzo dorato eseguita da Donatello ed altri artisti, come Jacopo della Quercia e Lorenzo Ghiberti, che affiancarono l’artista fiorentino, maestro sia nella lavorazione del marmo, che del bronzo. Il pannello, nonostante le piccole dimensioni, raffigura chiaramente tre scene del banchetto narrato dai Vangeli di Matteo e Marco. Secondo i testi, Re Erode conviveva con Erodiade, moglie del fratellastro e madre di Salomè; questo adulterio venne criticato da Giovani Battista, che fu rinchiuso su ordine del re. In seguito, durante il banchetto, lo stesso sovrano venne conquistato dalla danza di Salomè e le promise di realizzare un suo desiderio: la decapitazione del Battista, la cui testa, come rappresenta il primo piano del rilievo, viene portata alla ragazza.

Il banchetto di Erode viene realizzato con estrema maestria usando la tecnica dello stiacciato inventata dallo stesso Donatello: a differenza di ciò che avviene nel bassorilievo, creato con scalpello e trapano nel marmo, per lo stiacciato l’artista traccia il disegno con l’angolo dello scalpello, permettendo di ottenere volume in maniera illusiva; è pertanto necessaria l’applicazione di una prospettiva curata nei minimi particolari per amplificare il volume e lo spazio. In quest’opera la prospettiva, aiutata dal bordo che dà l’idea di una finestra aperta, è realizzata in modo tale che il punto di vista dello spettatore sembri essere all’interno della sala, nonostante la profondità sia di soli 7,5 cm. Le linee diagonali portano al punto di fuga al centro della formella, insolitamente vuoto, creando un forte impatto visivo: la scena principale, infatti, avviene a sinistra.

Lo spazio è reso in modo che sembri espandersi oltre al rilievo; si tratta di tre piani divisibili da arcate che, susseguendosi, creano una visione a cannocchiale. Nei pilastri che sostengono gli archi sono fissi dei pali, i quali determinano le direttrici della costruzione spaziale; minuscole crepe creano la griglia della mattonatura di grande realismo.

Il primo piano si divide simmetricamente, a sinistra si svolge la macabra azione principale in cui un soldato-servitore porge ad Erode, Salomè ed Erodiade la testa di Giovanni Battista, appoggiata su un vassoio; l’espressione del re rappresenta incredibilmente la drammaticità e l’orrore del gesto, fonte dell’indietreggiamento verso destra del resto dei personaggi presenti sconvolti (quello al centro sulla destra si copre gli occhi con la mano), che crea il vuoto centrale. In secondo piano si trovano solo tre personaggi, tra cui un musicista che indica lo svolgimento dello spettacolo di Salomè; e alla fine, sullo sfondo, la scena è più spoglia ed ordinata, in contrasto con il primo piano. La storia, quindi, inizia cronologicamente dal fondo, per arrivare avanti con un crescendo di intensità e suspance.

Di grande impatto è anche la luce che si concentra nel punto di fuga e si disperde sulle superfici dei drappeggi delle vesti, sui capelli e sui particolari delle figure, creando un effetto di chiaroscuro ad un’incredibile opera che, in 60 centimetri quadrati, riesce a racchiudere tre diverse scene e una tale drammaticità nelle espressioni e nei movimenti dei personaggi, da coinvolgere lo spettatore e farlo sentire presente nella scena.

Beatrice Mori