Secondo un’antica tradizione fu lo stesso Francesco ad indicare il luogo in cui voleva essere sepolto. Si tratta della collina inferiore della città di Assisi dove, abitualmente,venivano seppelliti i “senza legge”, i condannati dalla giustizia. Questo colle, donato dal Messer Simone di Pucciarello, fu ribattezzato “Colle paradiso” e su di esso fu edificata la nuova basilica, nel margine nord-occidentale della città. Sebbene le testimonianze di Francesco raccomandassero la costruzione di chiese secondo la primaria regola del ordine Francescano, ovvero la povertà, la basilica rappresentò un’evidente eccezione al rigore predicato. Tale impresa fu possibile per una lettura delle strutture ecclesiali come mezzo di trasmissione per il messaggio francescano, soprattutto attraverso le decorazioni figurative che dovevano assumere delle vere e proprie caratteristiche dottrinali affinché gli analfabeti, incapaci di leggere, comprendessero i principi cattolici attraverso le immagini.

La chiesa è tra le maggiori rappresentazioni della diffusione del gotico in Italia, infatti questa basilica ha molteplici finalità: prima di tutto è il luogo di sepoltura di San Francesco, che già dopo pochi anni dalla sua morte veniva considerato una delle figure principali del Cristianesimo, per questo si decise di erigere una costruzione che fosse adeguata ad una meta di pellegrinaggio e devozione popolare. La seconda finalità era strettamente legata al papato, che vedeva ormai nei francescani, dopo essere stati per molto tempo contro a quest’ordine, gli alleati principali per rinsaldare i legami con i ceti più umili e popolari. Per questo nella basilica si integrarono esigenze legate ai flussi di pellegrini, con rappresentazioni didascaliche con lo schema di una cappella pontificia, utilizzando i principi dell’arte gotica, si voleva presentare infatti una basilica che fosse simile a quella di Sainte-Chapelle di Parigi, dove sono presenti due chiese sovrapposte in un’unica aula.

La basilica superiore costituisce, insieme alla parte inferiore, il complesso della Basilica di San Francesco d’Assisi. I lavori alla basilica iniziarono intorno al 1228, finanziati dal Papa Gregorio IX e vennero terminati nel 1253 da Innocenzo IV, ai quali contribuirono i migliori e più illustri architetti, pittori e decoratori del tempo.
La struttura però fu considerata troppo semplice e venne presto modificata, secondo linee più mastodontiche, ispirandosi in parte all’architettura romanica lombarda, prendendo come esempio di gotico legato agli edifici un altro ordine, ovvero quello Cistercense. Quando divenne capo dell’Ordine Francescano frate Elia, si decise infatti di erigere due chiese sovrapposte, di proporzioni ben maggiori, che esaltassero Francesco e l’ordine stesso. All’impianto originario venne aggiunta un’altra campata verso est, il transetto e l’abside, mentre all’esterno furono costruiti pilastri e contrafforti per reggere il peso della basilica superiore. Analogamente venne progettata una nuova copertura con volte a crociera costolonate, che andava a sostituire la copertura originaria a capriate. Si andò così a delineare una doppia funzione dell’edificio: sotto chiesa tombale e cripta, mentre sopra aula monastica, spazio per la preghiera e la cappella papale.

L’esterno della basilica, interamente in pietra del Subasio, ha evidenti e marcati richiami al gotico d’oltralpe, quali la cuspide, il portale bipartito ed il particolare slancio che gli architetti diedero alla facciata a capanna, adornata ed abbellita da un’affascinante rosone centrale. Tuttavia osservandola più nel dettaglio, si può facilmente intendere come il rosone rimandi ad un’architettura, prettamente italiana, già nota a quel tempo: l’architettura umbra. La torre campanaria ha anch’essa un evidente slancio verso l’alto, verso il cielo alla ricerca della luce divina, la quale penetrando riesce ad invadere l’intera torre attraverso le trifore presenti per ognuno dei suoi quattro lati sulla sommità ed attraverso la doppia coppia di bifore e le trifore presenti appena più in basso. Il campanile è inoltre caratterizzato da cornicioni orizzontali, che conferiscono una maggiore leggerezza alla struttura. L’intero progetto di costruzione della basilica puntava inizialmente su una struttura abbastanza semplice e lineare, secondo lo stile architettonico di quel tempo, che tuttavia venne ben presto modificato secondo linee più maestose.
Il complesso è sorretto lateralmente da contrafforti di forma cilindrica, con la funzione di sostenere l’imponente peso e di evitare eventuali cedimenti strutturali o del terreno. Posteriormente alla facciata principale si possono osservare archi rampanti, i quali, evoluzione dei contrafforti, hanno la funzione di sorreggere e di scaricare il peso della basilica a terra.

Il mastodontico edificio ecclesiastico si rivolgeva al popolo duecentesco, per lo più analfabeta, in un codice semplice, chiaro ed illuminante, in chiave soprattutto visiva. Concentrandosi maggiormente nella parte superiore della chiesa, la quale si differenzia da quella inferiore non per maestosità, bensì, se si vuole, per altezza e luminosità, si può osservare immediatamente come sia formata da un’unica navata centrale, che termina con l’abside, sopra alla quale è presente una tripletta di bifore in vetro colorato. L’intera basilica superiore venne affrescata da Giotto, il quale, cresciuto nella bottega di Cimabue, riuscì nell’impresa, per il Papa e per l’intera umanità, di dipingere un ciclo di affreschi, capolavoro della storia dell’arte. L’affresco era ed è la tecnica per antonomasia di pittura parietale, la quale consisteva nello stendere sul muro uno strato di intonaco fresco sul quale dipingere immediatamente. Il ciclo rappresenta in scene la vita di San Francesco, la cui tomba è custodita nella parte inferiore della basilica, costituendo quindi un vero e proprio racconto, non scritto bensì dipinto. Il principale intento di Giotto era comprensibilmente quello pedagogico, con il fine di arrivare alla maggior parte della popolazione attraverso l’immagine visiva. Una tra le scene arcinote nel ciclo di affreschi è ad esempio quella in cui Francesco, in preghiera dinnanzi al crocefisso di san Damiano, ode una voce che gli ripete tre volte: “Vai Francesco, e restaura la mia casa che sta tutta andando in rovina”, alludendo con ciò alla chiesa di Roma.

Fabio Bonaiuti, Elia Monetti.

Approfondimenti

sanfrancescoassisi.org