La Basilica di San Marco a Venezia è la chiesa principale della città, cattedrale metropolitana e sede del patriarca. La costruzione viene iniziata nel 1063 quando il doge Domenico Contarini affida la costruzione della chiesa ad un architetto di origine greca, che si serve di fondamenti e mura di edifici preesistenti per la costruzione. Nel 828 due mercanti portano a Venezia le reliquie dell’evangelista Marco e la chiesa viene consacrata l’8 ottobre 1094 quando, il corpo di San Marco viene definitivamente deposto in un’arca marmorea della cripta sotto l’altare maggiore. La prima costruzione viene eretta nel 828 dopo l’importazione delle reliquie del santo, successivamente un incendio la distrugge nel 976. Una seconda basilica sorge dal restauro che segue la distruzione. La costruzione della terza e ultima basilica ha inizio nel 1063. Nel corso degli anni la basilica venne continuamente modificata a causa dei numerosi incendi che la porteranno dall’originale in muratura al rivestimento con marmi e mosaici. È possibile ipotizzare tre fasi nella costruzione della basilica, coerenti con la sequenza di avvenimenti collegati ai tre dogi della Serenissima: Domenico Contarini con cui si dà inizio ai lavori, Domenico Selvo con cui si dà inizio alla decorazione musiva all’interno della chiesa ancora non terminata e Vitale Falier, il quale la consacra e la dedica a San Marco l’8 ottobre 1094. Terminata l’ultima fase, la chiesa presenta cinque cupole che sono simbolo della presenza di Dio, numerose colonne, cornici e capitelli. È inoltre caratterizzata da uno stile romanico visibile nelle pareti di mattoni. La conquista di Costantinopoli nel 1204 e il contatto con l’architettura orientale spinge la Serenissima ad adeguare la sua immagine a quella della capitale. All’ inizio del tredicesimo secolo, i grandi mattoni della facciata vengono rivestiti con lastre di marmo. I viaggi in Oriente furono fondamentali per la decorazione, infatti vennero importate colonne, capitelli e interi complessi marmorei smontati da edifici in decadimento o acquistati dagli stessi veneziani; la maggior parte di questi “trofei” vanno a collocarsi sulla facciata in mattoni. Vengono innalzate cupole lignee ricoperte da piombo, in modo da essere visibili dal mare. Un ruolo fondamentale lo ebbe il doge Andrea Dandolo che fece erigere il battistero, il quale occupa un’area considerata un antico portico di passaggio tra la chiesa e il palazzo ducale nella prima metà del quattordicesimo secolo. Nella seconda metà del secolo fece costruire anche la cappella di San Isidoro a lato del transetto nord. Nacque così un monumento senza paragoni nel panorama dell’architettura medioevale, poiché riassume in sé importanti caratteristiche degli edifici romanici ma mostra al contempo più di una suggestione derivata dal mondo bizantino, islamico e mediorientale. Il lunghissimo processo di edificazione spiega perché elementi tipici dell’arte bizantina, quali la pianta a croce greca, l’iconostasi e i mosaici si sovrappongano a elementi romanici, come gli archi a tutto sesto e l’ampia cripta e poi a caratteristiche delle epoche successive, come le cupole a bulbo del XIII secolo, che ricoprono le originarie cupole a calotta.

La facciata traforata da arcate, è movimentata da un coronamento a pinnacoli e caratterizzata da forti chiaroscuri, le colonne e i pilastri mascherano i pesanti sostegni delle cinque porte dando all’insieme un aspetto leggero. La pianta a croce greca si ispira direttamente alla basilica degli Apostoli a Costantinopoli, però a differenza del modello bizantino, a Venezia la croce greca non è perfetta, infatti lo schema orientale si fonde con quello occidentale, presentando tre absidi nel coro e un braccio, quello longitudinale più lungo. Nella basilica è presente un unico modulo che si ripete, ben individuabile nella cupola centrale che poggia, mediante i pennacchi e le grandi volte, sui quattro pilastri. Entrambi i bracci della croce sono suddivisi in tre navate. L’idea di architettura della chiesa di San Marco si rifà al contesto culturale di Costantinopoli. Il modello è la chiesa dei dodici apostoli costruita ai tempi di Giustiniano e distrutta nel 1462. In tempi successivi la basilica subisce modifiche sostanziali, viene aggiunto il nartece, un rosone gotico rivolto verso il palazzo ducale e la vetrata dei cavalli nella facciata. Ogni modifica è legata a motivi strutturali, politici o di rappresentanza.

L’entrata principale da ovest ha un portale ligneo rivestito di lastre di rame e grate bronzee. A destra e sinistra vi sono le entrate di San Clemente e di San Piero, mentre all’ estremità nord del facciata, quella di Sant’Alipio. Nel braccio nord la porta dei Fiori è racchiusa anch’essa da un cancello bronzeo. Sul fronte sud è presente il battistero. Sotto il presbiterio e le cappelle laterali c’è la cripta a tre navate absidate. Sotto l’altare maggiore si trova la cripta, coperta da volte a botte incrociate sostenute da colonnine con capitelli bizantini. A ovest della cripta vi è uno spazio denominato “retrocripta” con le tombe dei patriarchi di Venezia. Le cinque cupole della basilica sono distribuite al centro, lungo gli assi e conservano al loro interno i meravigliosi mosaici dorati che sono tra gli aspetti più coinvolgenti. Risalenti per lo più al XII secolo, la loro lettura va effettuata secondo l’orientamento della basilica, da est a ovest in un percorso sempre illuminato dal sole, simbolicamente associato a Gesù Cristo. Il nucleo centrale narra la storia della salvezza cristiana e ha i suoi punti focali nelle tre grandi cupole della navata centrale. La cupola dell’Ascensione, al centro della basilica, con i suoi materiali e colori preziosi come oro, argento, rame, vetri e lapislazzuli è ritenuto il capolavoro dei mosaici e il cuore del messaggio spirituale. Sviluppati in circa otto secoli, i mosaici ricoprono per oltre 8000 metri quadrati le pareti, le volte e le cupole della basilica, i cui sfondi dorati oltre a dare unità, hanno un preciso valore simbolico in quanto secondo la tradizione orientale è il colore di Dio. Queste decorazioni musive ricche di figure allegoriche rappresentano le storie tratte dalla Bibbia con protagonisti Cristo, la Vergine, San Marco e altri santi, solitamente la parte superiore è occupata da scene del nuovo testamento; quella mediana narra figure isolate di profeti mentre il settore inferiore tratta dei santi del pantheon locale, indigeni e patroni ai quali si aggiungono i santi esteri di culture con le quali la Repubblica aveva scambi commerciali.  La luce velata che avvolge lo spazio circostante crea un ambiente suggestivo e di grande intensità e, come nelle chiese mediorientali, varia continuamente a seconda delle diverse ore del giorno.

Le scene musive sono accompagnate da iscrizioni che commentano e completano le scene arricchendole e ampliandone il significato spirituale, la maggior parte di esse sono in latino mentre quelle che affiancano le figure di Gesù e la Madonna sono in greco quasi a sottolineare la loro superiorità. San Marco è anche famosa per la sua molteplicità di sculture di natura, epoca e provenienza diversa. Solo una parte del tesoro scultoreo della Basilica era ad essa destinato, mentre il resto è stato raccolto altrove e collocato successivamente all’ interno e all’esterno, creando così un insieme di trofei ed elementi ornamentali integrati ai nuovi mosaici e sculture. La parte inferiore della decorazione esterna era caratterizzata dalla presenza di mattoni a vista che vennero ricoperti con lastre di marmo lungo i lati, in seguito alla conquista di Costantinopoli che segnò una grande diffusione dei materiali orientali a Venezia. Nella basilica sono presenti tre facciate, a Nord, a Sud e a Ovest. La facciata occidentale presenta quattro portali risalenti al XII secolo e la finestra della cappella Zen.

Nella facciata meridionale vi era in antichità un grande portale, detto “porta da mar” che collegava l’atrio occidentale con il molo. Ora questo collegamento è stato interrotto da una transenna marmorea utilizzata per la costruzione della cappella Zen. Si ritrova la decorazione marmorea anche nel rivestimento del Tesoro, dove viene conservato il gioiello della Pala d’oro, tra la basilica e il palazzo ducale. In quest’area si trova anche la scultura dei Tetrarchi in porfido e due pilastri riccamente decorati, provenienti da Costantinopoli. Infine, la facciata settentrionale che si affaccia sulla piazzetta dei leoncini, risulta la meno decorata tra le tre, ma nonostante ciò possiede importanti lastre situate sulla porta dei fiori, come Cristo e i quattro evangelisti, a sua volta sormontata da una scultura rappresentante la Natività.

All’interno della basilica sono presenti anche tre iconostasi, rispettivamente situate nel presbiterio, nelle cappelle di San Pietro e San Clemente. La più importante è quella presente nel presbiterio, composta da quattordici statue rappresentati i dodici apostoli con la Madonna e San Marco; vennero costruite da Pierpaolo e Jacobello dalle Masagne. Le sculture sono in marmo bianco ma sono caratterizzate da una superficie di color marrone, data dal fumo delle candele che venivano posizionate tra le figure. Nel presbiterio è presente anche il ciborio in marmo verde sorretto da quattro colonne, che racchiude l’altare maggiore, in cui sono conservati i resti di San Marco nel sarcofago marmoreo. Nella basilica sono presenti anche altri tre altari minori, in stile rinascimentale, realizzati nella seconda metà del 400. La basilica di San Marco è provvista anche di un campanile, composto da un’alta torre di 99 metri, in cui spicca l’angelo d’oro posto su una piattaforma girevole.

Adele Boraggini, Asia Vesco, Micol Vesco

Approfondimenti

basilicasanmarco.it