• Antoni Gaudì
  • 1904/1906
  • 4300 m2 – 6 piani – h 32 m
  • Barcellona – Spagna

Verso la fine del XX secolo Barcellona fu la sola città spagnola ad aver vissuto uno sviluppo industriale importante; esperienza interessante grazie alla quale si verificarono cambiamenti e trasformazioni culturali. La rivoluzione industriale infatti trasportò un senso di novità e di ottimismo che nella capitale della Catalogna si tradussero, anche e sopratutto, con la costruzione di edifici, di veri e propri capolavori di architettura, commissionati dalla ricca borghesia, per mostrare la loro prosperità economica. Fu così che a partire dal 1860, grazie al progetto urbanistico “Plan Cerdá”, il Passeig de Gràcia, una delle strade più lussuose di Barcellona, divenne il luogo prescelto per ospitare le residenze dei signori della città. Tra i molti impresari che desideravano costruire in questa zona vi fu Joseph Batlló, che scelse non solo un’ubicazione emblematica ma anche uno degli artisti più rinomati: Antoni Gaudí. In realtà Batlló aveva già acquistato, nel 1903, una costruzione risalente a poco più di una ventina di anni prima e progettata da Emili Salas Cories. Per la sua modestia però, scelse di rivolgersi nel 1904 all’artista catalano per demolirla e costruirne una nuova, ma nonostante queste premesse, l’architetto riuscì a conservare l’immobile e riformarlo integralmente tra il 1904 e il 1906, aggiungendo due piani e trasformando la facciata, il cortile interno, il piano interno e il piano nobile.

Nei pressi di casa Batlló vennero costruiti altri edifici appartenenti allo stesso stile modernista, che all’epoca si disputarono i premi urbanistici istituiti dal comune di Barcellona, per questo il tratto fu denominato come “L’isolato della discordia”. Il complesso comprende: Casa Batlló, Casa Amattler, Casa Lleó Morero, Casa Mulleras e Casa Josefina BanetCome accennato, questi e tanti altri immobili costruiti in quel periodo, seguono lo stile modernista, corrente artistica che nacque tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in tutta Europa, acquisendo denominazioni diverse: Liberty in Italia, Art Nouveau in Francia, Modern Style in Inghilterra, mentre in Spagna prende proprio il nome di ModernismoIl tema naturalistico sul quale si basa il movimento, è uno dei caratteri che rende la residenza Batlló quasi surreale. Sulla facciata e negli spazi interni infatti la prevalenza delle forme ondulate, i toni azzurro-verde e il contrasto tra elementi brillanti e opachi, evocano paesaggi marini ispirati alla natura, un tema ricorrente nelle opere di GaudìOltre all’aspetto estetico e decorativo, l’artista si concentrò anche sulle tecniche razionali, per rendere ogni ambiente estremamente funzionale e dotato di luce e ariaAl fine di descrivere la casa in maniera esaustiva e dettagliata, è necessario analizzare l’opera architettonica in due elementi separati: la facciata e gli spazi interni.

LA FACCIATA 

Il viaggio all’interno di un mondo onirico pieno di riferimenti marini che suscitano stupore e meraviglia inizia proprio osservando la facciataAntoni Gaudí conservò solo le dimensioni e la forma delle finestre originali, per il resto trasformò tutto in un quadro impressionista, combinando materiali, forme e colori. Tanto è vero che per rivestire le due facciate, anteriore e posteriore furono utilizzati materiali riciclati, frammenti di vetro e piastrelle a costituire il mosaico trencadís. Tale tecnica ideata da Gaudì, venne utilizzata per tutte le sue opere e consisteva per l’appunto nell’incastro di tessere recuperate da porcellane e vetri rotti, al fine di realizzare superfici colorate e di diverso genere, che potevano talvolta dare vita a motivi florealiLa lucentezza della ceramica e del vetro, unita ad una superficie leggermente ondulata creano giochi di luci e ombre sulla casa che assumono molteplici aspetti, a seconda delle diverse posizioni del sole durante la giornata. La facciata principale venne progettata su diversi settori: nella parte inferiore comprendente piano terra, piano nobile e primo piano prevale la pietra, utilizzata per ricavarne lunghe colonne di forma ossea. La parte centrale invece è completamente ricoperta dal trencadìs e le ringhiere dei balconi sono realizzate da un unico pezzo di ghisa, che assume l’aspetto di teschio o maschera carnevalesca. Per quanto riguarda la zona superiore invece, essa è sormontata da un tetto spettacolare, formato da tegole disposte in modo da formare le squame di un grande rettile. Accanto al tetto vi è poi una torre che culmina in una croce a quattro bracci, orientati verso i punti cardinaliGli elementi della facciata descritti, hanno dato origine a varie interpretazioni; tra le quali la più accreditata riguarda la leggenda di San Giorgio, patrono della Catalogna. Secondo il racconto, il santo uccise il drago con la sua spada, liberando la principessa e salvando il popolo. Stando a questa interpretazione, il tetto rappresenterebbe le squame del drago, la torre la spada di San Giorgio e i teschi dei terrazzini, le vittime del drago. Altri invece, tra cui il pittore Salvador Dalí, vedono nella facciata la rappresentazione di un paesaggio acquatico, riconducibile ai quadri impressionisti di MonetL’autore di questo capolavoro però, non diede mai la propria versione, lasciando i visitatori liberi alle possibili interpretazioni

L’INTERNO

Il viaggio prosegue poi all’interno dove design e utilità si fondono per creare ambienti del tutto innovativi e meravigliosiIl primo luogo in cui ci si imbatte durante la visita è il piano terra che ospita il vestibolo comune della casa, da cui attraverso una grande cancellata, si accede a quello privato della famiglia Batlló. Già da questa prima zona, è possibile osservare le forme marine che ricorreranno in tutti i locali, qui infatti i lucernari ricordano i gusci delle tartarughe, e il corrimano della lunga scalinata che porta agli ingressi privati, è completamente intagliato in legno, e rappresenta la spina dorsale di un grande animale. La casa dispone di scale e di un ascensore per accedere agli otto appartamenti, due per piano, i cui lucernari si aprono su di un cortile interno; zona importante della casa ideata per rendere le stanze ariose e luminose. A tal scopo, le finestre del cortile furono realizzate a doppio uso, ciò significa che la parte superiore serviva ad illuminare gli interni, mentre la parte inferiore era dotata di prese d’aria in grado di aerare l’ambiente. Le pareti del cortile interno, sono inoltre rivestite da piastrelle di argilla di ben cinque tonalità di blu e azzurro, che si fanno sempre più chiare verso il basso. 

L’alloggio della famiglia Batlló occupa i 450 metri quadrati del piano nobile, di cui Gaudì si servì per generare stanze accoglienti, colorate e funzionali. La prima che s’incontra dopo aver superato l’ingresso è l’ufficio del signor Batlló, caratterizzato da uno strano camino a forma di fungo. Da qui ci si sposta nel salone principale, sul cui soffitto a forma di vortice, le onde generano i tre archi della tribuna, la vera protagonista della stanza,  e per le finestre che si affacciano sul Passeig de Gràcia, fu ideato un ingegnoso sistema a ghigliottina, costituito da un’ apertura luminosa rivolta verso la strada. Caratteristiche sono anche le grandi porte in rovere, decorate nella parte superiore da pannelli di vetro policromo, per illuminare ulteriormente le stanze. In contrasto con i colori e la ricchezza ornamentale del resto degli ambienti, Gaudì concepì l’attico come luogo puramente funzionale; esso infatti fungeva da regolatore termico, perché proteggeva l’edificio dalle temperature estreme, e da locale di servizio dove il personale disponeva di lavatoi, stenditoi e ripostigli. Ecco perché l’ultima zona dell’immobile, è rivestita completamente dal colore bianco del gesso, e da una successione di archi parabolici a creare una struttura solida, facile da realizzare, e che evoca la cassa toracica di un grande animale, le cui stesse squame si rintracciano nel tetto. Infine l’edificio culmina con una terrazza, accessibile dalle tre scale a chiocciola dell’attico, dove tornano la bellezza e lo splendore ornamentale che si uniscono ancora alla funzionalitàNonostante in quegli anni non fosse consueto progettare una terrazza per gli edifici, l’architetto gli conferì un carattere particolare per i colori e le forme, e funzionale per i quattro insiemi di camini, costruiti per impedire che l’aria torni all’interno. 

Ilaria Govoni

Approfondimenti

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