• Michelangelo Merisi da Caravaggio
  • 1606
  • Olio su tela
  • 141 x 175 cm
  • Pinacoteca di Brera – Milano

La Cena in Emmaus tratta un soggetto biblico spesso ripreso dall’arte figurativa, così fu per Albrecht Dürer, per Pontormo e per Caravaggio, il quale realizzò due dipinti riferiti a tale episodio nel 1601 e nel 1606.
Il dipinto in analisi (versione del 1606) appartiene al periodo immediatamente successivo all’omicidio di Ranuccio Tommasoni, da parte del pittore. L’artista si trova ancora nel Lazio, precisamente a Palestrina, dove risiedeva protetto dai Colonna aspettando le sconvolgenti conseguenze del suo crimine. In questo contesto ultima la produzione di quest’opera, commissionata dal marchese romano Patrizi, che già anticipa quali saranno i tratti del suo stile negli anni a seguire. La scena si svolge ad Emmaus, a poche miglia da Gerusalemme, sono trascorsi pochi giorni dalla morte del Cristo crocifisso sulla cima del monte Golgota. Nei pressi di questo villaggio si trovano due pellegrini, che fino alla sua morte furono seguaci del Re dei Giudei, lungo il loro sentiero si imbattono in un viandante, questi li accompagnerà fino all’imbrunire ed anche al momento della cena non si separerà dai due. Sarà durante il pasto che, mentre l’ospite si accinge a spezzare il pane, i pellegrini riconosceranno in lui, attraverso il gesto eucaristico, il Nazzareno ed egli gli si rivelerà come tale prendendo a predicare la parola del Signore nello stupore dei presenti.

Caravaggio ritrae i due viandanti col Cristo seduti attorno ad una tavola, mentre vengono serviti da un’anziana coppia di osti. Lo sfondo è completamente nero, il che impedisce di avere ulteriori informazioni sull’ambiente in cui la vicenda si svolge. Gli unici elementi osservabili sono: la tavola, coperta di una grezza tovaglia con motivi richiamanti la precedente versione dell’opera; una brocca in terracotta, che mostra l’umiltà del luogo scelto dal Signore per manifestarsi; le stoviglie, anch’esse in terracotta, uno dei piatti infine contiene un tozzo di pane già spezzato, si evince dunque che Gesù si è già rivelato, e ciò che è stato dipinto corrisponde a ciò che accadde subito dopo. Uno dei viandanti volge le spalle all’osservatore, ed è avvolto in un lungo abito, dal cromatismo bruno, appartenente all’età classica, la veste rimane tuttavia povera, propria di un viandante che verosimilmente viveva di carità. Questi con le braccia allargate accenna ad un riverente gesto di preghiera rivolto al Messia che gli si è appena rivelato. Il suo compagno porta vesti della medesima foggia, appare come un uomo di mezza età che reggendosi al tavolo, ha lo sguardo fisso e incredulo verso Signore. I due osti, un uomo ed una donna in età avanzata con abiti più curati rispetto ai loro clienti e con il capo coperto da una pezza bianca, si mostrano incuriositi dalla scena e sembrano cercare di comprendere cosa stia accadendo all’interno della loro locanda.

Il protagonista del dipinto è Cristo, è su di lui che si concentra l’attenzione dei commensali, come dello spettatore, è rappresentato come un uomo forte ed in perfetta salute con barba e capelli curati, l’espressione è calma e sta levando la mano con l’indice teso, in procinto di predicare il messaggio di Dio. L’atmosfera è di stupore per la teofania appena avvenuta, i personaggi sono ancora increduli, mentre Gesù si accinge a spiegargli il miracolo a cui hanno appena assistito. Non vi sono all’interno del dipinto particolari significati allegorici, Caravaggio si limita a ribadire la compenetrazione tra il messaggio cristiano e l’umiltà, producendo un’opera destinata al culto privato di un’abbiente famiglia di Roma. Il dipinto del Merisi, oggi custodito a Milano, racchiude in sé tutti i tratti fondamentali della filosofia pittorica dell’artista.La luce è l’elemento fondamentale, l’illuminazione della stanza raffigurata è unilaterale, proviene dalla sinistra dell’osservatore e conferisce teatralità alla scena. Tale scelta è finalizzata a marcare la tensione emotiva trattenuta dai volti dei personaggi, ma a pagarne il prezzo è il realismo, che viene meno, data l’artificiosità della luce. A questo gioco di chiaroscuro contribuisce lo sfondo completamente nero, spesso utilizzato da Caravaggio al fine di porre ancora più attenzione sui moti dell’animo delle figure dipinte, che acquisiscono teatralità tale da coinvolgere l’osservatore nel pathos della scena rappresentata.

Filippo Aria