• Michelangelo Merisi da Caravaggio
  • 1602-1604
  • Olio su tela
  • 300×203 cm
  • Musei Vaticani –  Roma

Ritenuta dai critici  tra i più grandi capolavori di Caravaggio, la Deposizione nel sepolcro tratta l’omonima scena biblica. Questo olio su tela fu commissionato da Girolamo Vittrice per la cappella dedicata alla Pietà nella chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) a Roma, dove restò fino al 1797 quando, con il trattato di Tolentino, quest’opera insieme a molte altre venne trasferita a Parigi per via delle deportazioni di Napoleone Bonaparte. Venne infine riportata nella Pinacoteca Vaticana ad opera di Pio VII, dove resterà per sempre. La deposizione era un tema molto ricorrente nella storia dell’arte ma nonostante ciò, Caravaggio riesce a creare una rappresentazione innovativa attraverso la luce, che svolgerà un ruolo molto importante nel suo lavoro, e la forte espressività dei personaggi ritratti.

Caravaggio dispone i personaggi in un unico blocco senza separarli, quasi come fosse un gruppo scultoreo. In primo piano Gesù Cristo viene rappresentato esanime, tra le braccia di Nicodemo e San Giovanni evangelista. La sua mano destra segna il numero 3, che rappresenta il terzo giorno della resurrezione, mentre il dito medio tocca la pietra su cui si fonda la Chiesa. Il realismo che caratterizza il corpo del Cristo morto, privo di forze, è rafforzato dal  braccio destro che penzola, quasi a ricordare la Pietà vaticana di Michelangelo. Nicodemo, vestito con abiti da lavoro, è chinato con l’intento di aiutare San Giovanni nella deposizione, sorreggendo il corpo di Cristo per le gambe. Egli ha un viso barbuto e fissa direttamente lo spettatore coinvolgendolo nella scena. Il suo volto è reale, tanto è vero che egli è ritratto con il volto di Michelangelo, molto ammirato da Caravaggio. San Giovanni, più faticoso da notare, è vestito con un mantello rosso e una tunica verde, scelta di colori che lo fanno confondere con il resto dell’ambiente.

Egli infatti non ha un ruolo da protagonista, bensì attraverso i colori indossati rende più visibile Gesù illuminato da una luce divina. In secondo piano vi sono tre figure, partendo da sinistra: Maria Vergine, Santa Maria Maddalena e Santa Maria di Cleofa. La madre di Cristo, incredula, viene raffigurata con le braccia aperte, come se volesse prendere il figlio ormai morto come quando era bambino. Maria Maddalena è rappresentata piangente, in silenzio, mentre si asciuga le lacrime con un fazzoletto che stringe nel pugno. Maria di Cleofa, a differenza delle altre due Marie, ha un viso stravolto dal dolore che, con le braccia alzate verso il cielo in modo molto teatrale, esprime la drammaticità e la disperazione del momento. La luce in questa opera ha un ruolo molto importante come in tutte le opere di Caravaggio, giunge da un punto esterno alla tela e, in modo molto realistico, illumina i protagonisti del quadro, mettendone in luce dettagli e ferite, evidenziando le espressioni estremamente drammatiche, coinvolgendo lo spettatore, rendendolo partecipe ai moti dell’animo che Caravaggio predilige nei suoi lavori.

Francesco Piacenti