Tra i maggiori artisti del Rinascimento, un uomo destinato a diventare un genio leggendario, mente senza pari, fu Leonardo da Vinci. Dotato di un’intelligenza straordinaria, riuscì a spaziare in campo anatomico, architettonico, pittorico, musicale, teatrale,  matematico, ingegneristico ma soprattutto inventivo. Egli si fece largo, in un’epoca di instabilità e incertezza, scrivendo pagine importanti nella scienza e nell’arte e concretizzando le sue osservazioni attraverso incredibili disegni e appunti. Una pratica, dunque, in cui l’intento della rappresentazione è inscindibile dal processo della conoscenza e riflette ricerche, esperienze, invenzioni e riflessioni seguendo i processi creativi e conoscitivi della sua mente che tutto era fuorché sistematica. Leonardo fu un disegnatore instancabile, produsse per tutto il corso della sua vita una collezione di taccuini, tavole e quaderni di appunti, molti dei quali dispersi. Si possiedono soltanto venti dei manoscritti leonardeschi, circa un quinto dell’intera mole delle carte rilasciate da Leonardo, un numero irrisorio considerata la conoscenza della mente del genio, ma che comunque ha costituito un punto di riferimento per l’umanità.

In ogni quaderno e pagina i temi affrontati dal toscano sono molteplici, al punto che se un professore di oggi leggesse solo una di quelle pagine, sicuramente non valuterebbe positivamente il suo metodo di prendere appunti. Leonardo era disordinato e questo disordine si rifletteva anche nel suo modo di scrivere, ma il disordine è solo apparente, difatti la sua era una scrittura speculare che consisteva nel riportare Ie lettere come se fossero riflesse da uno specchio, una grafia sinistrorsa, insomma, che andava da destra verso sinistra. La parte più importante degli scritti di Leonardo riguarda i piccoli disegni affiancati ad ogni nota, che lui imprimeva su carta nel momento esatto in cui un fenomeno lo colpiva. La qualità del lavoro a matita è straordinaria, in grado di riprodurre fedelmente ogni particolare della realtà, e poiché il disegno è l’espressione più diretta del moto fisico e mentale, le figure di Leonardo sono dotate di una vitalità e vivacità senza precedenti. Eseguiti con una tecnica tale da rendere il senso del colore e della profondità aerea persino utilizzando strumenti monocromatici come la sanguigna e l’inchiostro. Dalla frutta all’anatomia, dai paesaggi alle macchine da guerra, è presente un lirismo che stupisce. Tra le intenzioni di Leonardo, infatti, c’era quella di riprodurre la natura nel modo più scientifico e quindi più obiettivo possibile, senza toglierle fascino e poesia intrinsechi. Una lezione, quella dei disegni di Leonardo, ancora viva e attuale.

Tra i vari progetti ed esperimenti di cui il genio teorizzò nei propri taccuini, vi sono i noti disegni di innovativi progetti tecnologici tra cui congegni idraulici, armi, fortificazioni, macchine volanti, imbarcazioni, nonché gli studi ricchi di annotazioni teoriche e pratiche per dipinti quali l’Adorazione dei Magi, la Leda e infine la Battaglia di Anghiari. Molto importanti sono anche i progetti architettonici raffigurati tra le pagine a proposito di un rinnovamento urbanistico milanese. Leonardo pur essendo legato a Firenze, nutriva un grande amore per la città di Milano, che egli ricordava come il luogo dov’era stato felice. Quando nel 1481 scoppiò la peste nel capoluogo, l’artista si ingegnò per ridurre la diffusione del morbo progettando una nuova città posta su due livelli: la parte superiore per i ricchi e quella inferiore dotata di canali di scolo per migliorare le condizioni igieniche; ma non solo, egli riportò i vari passaggi per la realizzazione di monumenti tra cui quello equestre a Francesco Sforza e a Gian Giacomo Trivulzio.

Nell’opera commissionatagli da Ludovico il Moro per il padre defunto, si nota nelle carte come l’idea iniziale per la sua realizzazione fosse diversa rispetto all’opera portata a termine. Il cavallo venne rappresentato impennato, ma in corso d’opera si optò, a causa di problemi di carattere tecnico, per una posizione tradizionale. In aggiunta, sempre per il Moro, realizzò costumi per gli spettacoli di corte e un palcoscenico rotante. Le creazioni che Leonardo portò a compimento per Ludovico furono varie e se l’artista divenne così apprezzato dal duca, fu anche grazie alle innumerevoli armi e macchine da guerra prodotte a corte nella cui realizzazione si cimentò anno dopo anno. Tra le varie invenzioni disegnate da Leonardo, ritroviamo la balestra, un’arma dalle dimensioni abnormi, circa tredici metri in lunghezza nel progetto che è giunto fino a noi, che invece di lanciare dardi, avrebbe potuto spedire a lunghe distanze palle di pietra o metallo di peso considerevole, rendendola di fatto più simile a un enorme cannone da campagna o da assedio; il carro falcato, dotato di un sistema di lame non solo collegate alle ruote, ma anche poste in rotazione orizzontale frontalmente al traino dei cavalli, fu progettato per aprirsi letteralmente la strada tra i nemici tagliando loro gli arti in modo da invalidarli, se non ucciderli; la catapulta, risalente a molti secoli prima come idea, tuttavia le catapulte di Leonardo si caratterizzarono per il perfezionamento dei meccanismi di lancio.

Nella sua concezione più avanzata, in esse inserì un doppio sistema di tensione azionato a manovella che poteva lanciare pietre e proiettili esplosivi a grandi distanze, risultando così fuori dalla portata delle armi dei difensori cittadini; la springalda a cavalletto, concepita per il lancio di pietre, era dotata di un fusto ruotato che permetteva il trasporto e di una tettoia che aveva lo scopo di proteggere l’artigliere, mitragliatrici, cannoni, fecero anch’esse parte delle sue creazioni, ma se c’è una novità, questa è da ricercare nella cosiddetta “macchina d’assedio Da Vinci”: un modello che era in grado di essere utilizzato anche contro città o castelli dotati di fossato perimetrale. Il corpo della macchina d’assedio era costituito da una torre mobile centrale protetta su tre lati e da una scala regolabile in altezza tramite pezzi mobili, sul quarto lato. Un lungo ponte coperto d’abbordaggio delle mura completava la struttura, rendendola particolarmente efficace nella salvaguardia delle truppe impegnate nell’attacco. Ma non è tutto, perché Leonardo riempì pagine e pagine anche di progetti per rafforzare le cinte murarie del Castello Sforzesco, residenza del duca Ludovico. La minaccia della guerra lo spinse anche a progettare un ponte che potesse crollare al passaggio del nemico, un lanciafiamme e un carro armato di forma circolare dotato di cannoni di piccolo calibro o altre armi leggere lungo tutta la circonferenza e quest’ultimo poteva avere una propulsione a traino animale o a meccanismo interno a forza umana.

La progettazione di armi lo affascinava, ma era anche preoccupato per le implicazioni morali e commentando le sue invenzioni scrisse: Non desidero diffondere queste idee perché gli uomini, con la loro natura malvagia, le userebbero per affondare le navi e il loro equipaggio. Ci sarebbe molto altro da raccontare sul periodo milanese compreso tra il 1482 e il 1490 e la sua fantasia e curiosità senza limiti, lo spinsero ad approfondire studi anche sulla natura. Si concentrò nell’osservazione delle onde e delle acque, illustrate da affascinanti disegni di correnti, balzi, vortici, appunti di idrodinamica e ingegneria idraulica e in continuità tra geologia e cosmologia, Leonardo formula le sue brillanti teorie sull’origine marina della Terra, le stesse che si ritrovano poi nei diluvi o nei paesaggi di sfondo dei suoi celebri dipinti, probabilmente realizzati ispirandosi alle due notevoli alluvioni che colpirono Firenze ben due volte e dalle quali Leonardo rimase impressionato. Sempre riguardo al tema naturalistico, che caratterizzò il fiorentino, fu anche il grande amore per il volo. Egli studiò a lungo i volatili apprendendo molto sulla gravità e poiché il suo più grande sogno era quello di realizzare una macchina volante. Leonardo riuscì a descrivere, disegnando, il movimento delle ali di un uccello in volo e nel 1495 fece alcuni esperimenti applicando sulle spalle dei propri assistenti dei marchingegni che avrebbero dovuto fungere da ali, ma concluse che tutto ciò non avrebbe portato a nulla. Disegnò anche un elicottero e raffigurò congegni diventati realtà come il paracadute e la bicicletta, che rappresentò incredibilmente simile a quella moderna, difatti negli schizzi si nota persino la presenza della catena.

Al di fuori dell’ambito tecnico furono moltissimi anche i disegni di animali, eseguiti con inchiostro, gesso e punta d’argento. Tra i principali troviamo cani, gatti, buoi, asini, ma anche animali grotteschi e draghi. Fiori e piante viste in rapporto al terreno in cui crescono; i movimenti dell’acqua disegnati con precisione e l’acqua  è rappresentata nella sua precipitosa furia distruttrice come parte di una visione complessiva dei fenomeni atmosferici; le montagne sono studiate da un punto di vista geologico. Insomma, la passione di Leonardo per la natura si ritrova in ogni sua nota e disegno, una passione che, verso la fine dei suoi giorni si lega anche all’indagine della struttura interna degli esseri umani. Infatti inizia ad assistere al sezionamento dei cadaveri, riportando nei suoi tacuini lo studio di ogni singolo organo, vena o arteria. Un aneddoto narra che incontrò un vecchio centenario e ne aspettò la morte per poter assistere all’autopsia, per comprendere anatomicamente cosa lo avesse fatto vivere così a lungo. Le ultime ricerche anatomiche furono da considerarsi la conclusione di un’indagine che durava da anni. In realtà già in giovane età, la ricerca della conoscenza e l’analisi della natura lo avevano più volte portato ad interessarsi a temi già notevolmente complessi per un ragazzo che imparò prima ad analizzare l’apparato riproduttivo, creando rappresentazioni a matita della crescita del feto/embrione all’interno dell’utero, per poi cimentarsi nei più minuziosi dettagli riguardanti vene, arterie e muscoli che più avanti lo portarono allo studio del cuore. Scrive: Questo potente muscolo è forte sopra tutti gli altri ed è nutrito dall’arteria e vena, il caldo all’interno si genera per il moto del sangue in esso. Tutto questo riuscì ad apprenderlo inizialmente attraverso varie osservazioni dirette della  dissezione animale, un bue, grazie alla quale fu persino possibile scoprire il funzionamento delle valvole cardiache, anticipando gli studi fatti successivamente da cardiologi del ventesimo secolo. Ma se l’amore derivava dal cuore, da dove partiva il pensiero? La struttura del cervello è un altro oggetto di indagine non poco rilevante al quale Leonardo pose interesse, e l’immagine esplosa fu lo strumento geniale utilizzato per illustrare il cranio e i diversi organi che ordinatamente lo compongono.

Rimaneva un’ultima ricerca da fare, e riguardava la composizione interna di una parte anatomica che in assoluto fu indispensabile per un uomo come Leonardo, l’organo tattile, la mano. Il numero, la funzione e la forma delle ossa che la componevano, così come per quello di braccia e spalla furono a lungo esaminate, giungendo ad ispezionare persino le articolazioni che da Vinci riconobbe essere le giunture delle ossa. Si scopre un funzionamento meccanico del sistema muscolo-scheletrico. Impressionante vedere la facilità con cui un sapere così vasto viene portato alla luce e ad oggi è possibile ammirare le particolari rappresentazioni anatomiche leonardesche nella Royal Collection conservata nel castello di Windsor in Inghilterra. Della passione per l’anatomia ne fece un proprio punto di forza da utilizzare nella realizzazione delle sue opere oltre che a scopo conoscitivo. Tra i capolavori di cui si possiede uno studio preparatorio prima della pittura su tela o altre superfici si hanno disegni a penna e inchiostro relativi all’Adorazione dei Magi e alle Madonne della prima maturità. Inoltre esistono disegni a matita rossa del primo periodo milanese e gli studi per il Ritratto di Isabella d’Este e per L’Angelo della Vergine delle Rocce, dipinto che già nelle note di Leonardo venne ricreato con molta più semplicità rispetto alle richieste che erano state fatte dal committente che invece richiedeva un’opera sfarzosa ed elaborata. Cinquecento anni dopo la morte di Leonardo uno dei suoi quaderni è stato venduto all’asta per trenta milioni di dollari, più di quanto sia mai stato pagato qualsiasi altro manoscritto.

Sofia Betti