• Annibale Carracci
  • 1584 – 1585 ca.
  • Olio su tela
  • 57 x 68 cm
  • Roma – Galleria Colonna

Un  quadro famosissimo raffigurante il cibo è Il Mangiafagioli del pittore bolognese Annibale Carracci. Nella tela è rappresentato un uomo, forse un contadino, seduto ad un tavolo intento a consumare il suo pasto a base di fagioli (uno degli alimenti principali per quei tempi, da sempre considerati la “carne dei poveri”) accompagnato da una caraffa di vino. L’immagine lo coglie nel momento in cui solleva il cucchiaio, pieno di fagioli. In testa indossa un ampio cappello di paglia e, sopra la camicia, un pesante gilet. Il suo viso si alza di scatto, rimane a bocca aperta e con il braccio sollevato. Dal cucchiaio cadono alcune gocce di brodo. La sua espressione, infatti, è quella di una persona sorpresa dalla comparsa di un osservatore inaspettato. Con la mano sinistra copre la pagnotta dalla quale sta mangiando (forse un gesto istintivo per difendere il pane). Sul tavolo il cibo è disposto ordinatamente: al centro, la ciotola di fagioli dalla quale mangia, a sinistra alcuni cipollotti, una pagnotta, un piatto con della focaccia e un coltello, a destra, davanti ad un boccale, è disposto un calice con del vino. La tovaglia è immacolata e la scena viene illuminata dalla luce di una finestra proveniente da sinistra, considerando le ombre proiettate sul tavolo. La scena, si intuisce dall’assenza di ornamenti, è ambientata chiaramente in una taverna. Il Mangiafagioli è dipinto con colori terrosi e tendenti al grigio. La composizione cromatica è, quindi, molto equilibrata.

Quadri di questo tipo vengono definiti quadri di genere, ad indicare il loro carattere illustrativo degli aspetti della vita quotidiana. Ritornare ad ispirarsi alla realtà per Annibale Carracci era un modo di superare l’artificiosità del Manierismo. Infatti, alla realizzazione del Mangiafagioli, gli artisti suoi contemporanei si preoccupavano di dipingere l’eterno e la sua perfezione nonché a riprodurre in modo impeccabile i nudi atletici di Michelangelo. Intorno al 1583, infatti, quando il dipinto fu realizzato, era impensabile che quel mondo a cui apparteneva il Mangiafagioli potesse essere preso in considerazione come soggetto per un quadro. I Carracci – Ludovico, Annibale e Agostino – furono i primi a porre fine a quell’esperienza espressiva teorizzando il loro percorso di allontanamento da questo stile dell’imitazione rinascimentale nella loro “Accademia degli Incamminati”. Essi  furono artisti con una buona padronanza del mestiere che gli permise di spaziare su tecniche e generi diversi; anche per quanto riguarda i soggetti, i Carracci furono vari e prolifici: religione, mitologia, paesaggistica e ritrattistica.

Fu proprio nei ritratti che Annibale mise in evidenza il suo talento innovativo. Diversamente dai dipinti che gli storici mettono a confronto con il Mangiafagioli, in quest’opera è presente un maggior naturalismo: lo scopo del pittore era quello di riprodurre una scena di vita quotidiana, quel tipo di realtà che oggi chiameremmo istantanea fotografica. L’uomo rappresentato è palesemente affamato e quindi concentrato sul cibo che ha davanti; la bocca spalancata e il cucchiaio sospeso, cogliendolo impreparato, ne esaltano l’atto. Il protagonista, inoltre, indossa ancora il cappello quasi avesse fretta di mangiare per poi tornare al lavoro: un pasto abbondante ma veloce quindi il suo, come le persone che, mangiando distratte, fissano il vuoto immerse nei propri pensieri prima di rientrare al lavoro.

Nel passato recente, durante il Novecento, gli storici dell’arte attribuirono ad altre mani il Mangiafagioli. Fu fatto il nome di Pietro Paolo Bonzi e di Bartolomeo Passarotti. Negli anni Cinquanta la tela venne attribuitaad Annibale Carracci. In ogni caso, il Mangiafagioli nel 1679 risulta essere stato in mano al cardinale Lazzaro Pallavicini che fu a Bologna dal 1670 al 1673 in qualità di legato pontificio, e in seguito, dalla famiglia, fu ceduto ai Colonna. Pur con la sua forte carica realistica, non è escluso che il Mangiafagioli possa avere qualche significato di rimando. In questo senso, le ipotesi più spesso suggerite identificano il contadino di Annibale con Zanni, personaggio della Commedia dell’Arte, o con Bertoldo.

Lisa Soldati