• Sandro Botticelli
  • 1491/1495
  • Tempera su tavola
  • 62×91 cm
  • Galleria degli Uffizi – Firenze

La Calunnia di Apelle, più comunemente nota come La Calunnia, è un’opera realizzata da Sandro Botticelli nel 1496. È un dipinto di piccole dimensioni, eseguito a tempera, conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. L’opera si ispira a un dipinto perduto del pittore greco Apelle, che viene descritto in un testo da uno scrittore greco, Luciano di Samosata. Egli sosteneva che il dipinto perduto rappresentava un episodio della vita di Apelle, in cui il pittore veniva accusato ingiustamente di avere cospirato contro il re Tolomeo Filopatore.

A destra del dipinto, seduto sul trono, c’è re Mida con le orecchie d’asino, che svolge la funzione di giudice. Indossa un’ampia tunica marrone, con le maniche larghe, e le sue gambe sono avvolte da un drappo rosso. Tiene il braccio destro teso in avanti. Alle sue spalle, si trovano due donne, che gli sussurrano alle orecchie: quella alla sua destra è Ignoranza, con i capelli lunghi e ramatiabito azzurro e un mantello rosso, mentre quella alla sua sinistra è Sospetto, che indossa un abito verde bosco, ed ha i lunghi capelli biondi raccolti in una treccia. Il re tende il braccio verso Livore, ovvero Rancore, che indossa un cappuccio marrone scuro e dei vestiti logori. Livore tiene per il braccio Calunnia, elegantemente vestita,  che tiene nella mano sinistra una fiaccola che non fa luce, a simboleggiare la falsa conoscenza. Calunnia trascina per i capelli il Calunniato, o Innocente, seduto a terra e indossa unicamente un panno color pervinca, che gli copre le parti intime. Egli tiene le mani giunte, come in preghiera, e i piedi accavallati, come per richiamare la posizione di Gesù sulla croce.

I capelli biondi e lunghi di Calunnia sono sistemati da Insidia e Frode, che si trovano entrambe alle sue spalle. Frode indossa un lungo abito color giallo oro, e un drappo rosso dalla spalla sinistra fino al ginocchio destro, ed ha i capelli sciolti con una fascia di tessuto bianco leggero sulla fronte. Il corpo di Insidia è in gran parte nascosto da Livore; s’intravede il suo vestito verde palude. Dietro a Frode, si trova Rimorso, vestita di nero, con un cappuccio sulla testa. Rimorso si tiene il polso sinistro con la mano destra, ed è girata all’indietro. Ella fissa la Verità, ovvero Nuda Veritas, completamente nuda e con lo sguardo rivolto al cielo. Verità tiene con la mano sinistra una lunga ciocca di capelli, che le copre il pube, e tiene il braccio destro alzato, con l’indice verso il cielo, ad indicare l’unica giustizia, ovvero Dio. Nello stile e nelle forme, la Verità assomiglia alla Nascita di Venere, ispirato dalla sua musa, Simonetta Vespucci, bellissima nobildonna morta prematuramente di peste a 23 anni, amante di Giuliano de’ Medici. Lo sfondo dell’opera è quello di un palazzo dell’età classica, con colonne adornate da statue e bassorilievi dorati, che impreziosiscono anche le volte a botte.

Il fatto che re Mida abbia le orecchie d’asino, significa che non è un bravo giudice. Infatti egli ascolta i suggerimenti di Ignoranza e Sospetto, e il Calunniato viene trascinato da Calunnia che segue Livore, ed è circondata da Frode e Insidia. La Verità, Nuda Veritas, alzando gli occhi e indicando il cielo, mostra da dove viene la vera giustizia: non dagli uomini, ma da Dio. La Calunnia venne dipinta da Botticelli in un periodo di profonda crisi interiore, che segnò un cambiamento dello stile e dei temi dei suoi lavori. In quel periodo, infatti, Botticelli era profondamente affascinato dalle prediche di Girolamo Savonarola, che attaccava la corruzione della Chiesa e invitava tutti a pentirsi prima del giudizio divino. Botticelli con questo dipinto vuole quindi dirci che anche se un innocente viene calunniato dagli uomini, riceverà giustizia da Dio.

Viola Mussi