• René Magritte
  • 1933/1935
  • Olio su tela
  • 100×81 cm
  • National Gallery – Washington e Collezione Spierer – Ginevra

La condizione umana è il nome di due dipinti surrealisti di René Magritte, il primo venne eseguito nel 1933 ed è situato alla National Gallery di Washington, mentre il secondo risale al 1935 e appartiene alla collezione Simon Spierer di Ginevra. In entrambi, utilizzando il gioco della “doppia immagine”, il pittore fonde i suoi due tipici modi di generare poesia, nonché destare stupore e condurre l’osservatore a riflessioni e interrogativi.

Nel primo dei due dipinti Magritte rappresenta una tela all’interno di una stanza, appoggiata su un cavalletto davanti ad una finestra, incorniciata in alto da un arco e ai lati da due pesanti tende marroni raccolte. Il dipinto nel dipinto raffigura ciò che il pittore vede attraverso il vetro della finestra e la presenza della tela stessa è rivelata da tre particolari, il bordo bianco a destra, la tela stessa che a sinistra si sovrappone leggermente al tessuto spesso della tenda, e al centro in altro dall’estremità superiore del cavalletto. In questa opera, a differenza degli altri artisti surrealisti come Salvador Dalì, Magritte abbandona la tendenza surrealista e non dipinge il mondo dei sogni, bensì il mistero che si cela nel quotidiano, in questo caso ciò che c’è al di là del quadro e che non possiamo vedere. Il pittore invita l’osservatore ad un percorso di conoscenza della realtà che va oltre l’apparenza immediata, di una realtà contraddittoria e paradossale. Riguardo ciò Magritte scrisse:

Misi di fronte a una finestra, vista dall’interno d’una stanza, un quadro che rappresentava esattamente la parte di paesaggio nascosta alla vista del quadro. Quindi l’albero rappresentato nel quadro nascondeva alla vista l’albero vero dietro di esso, fuori della stanza. Esso esisteva per lo spettatore, per così dire, simultaneamente nella sua mente, come dentro la stanza nel quadro, e fuori nel paesaggio reale. Ed è così che vediamo il mondo: lo vediamo come al di fuori di noi anche se è solo d’una rappresentazione mentale di esso che facciamo esperienza dentro di noi

Dunque l’artista rappresenta l’ambiguità di una situazione che oscilla tra realtà e sogno e allo stesso modo afferma che la percezione umana è in bilico tra rappresentazione e realtà. La prima impressione che si ha è che il panorama oltre la finestra sia reale in quanto rappresentato nel dipinto che stiamo osservando, ma solo dopo un’attenta osservazione ci si rende conto che anch’esso è finzione poiché fa parte della tela nel dipinto. Perciò l’artista rende incerto l’osservatore, sul fatto se effettivamente sia rappresentata fedelmente la realtà oppure no. Inizialmente sembrerebbe di sì, grazie alla continuità rispettata dal dipinto nel dipinto, come si nota nella collina, nella nuvola e nel sentiero ma allo stesso tempo non si ha la sicurezza che dietro la finestra ci sia veramente un albero, oppure che non ci sia una casetta o un laghetto. Questo mistero rimane irrisolto e permane dunque il dubbio tipico della condizione umana del confine tra pittura e materialità e tra realtà e sogno.

Magritte al linguaggio raffinato e iperrealista del dipinto, affianca uno stile molto semplice con un disegno elementare, con una gamma di colori limitata e un’illuminazione diffusa, affinché l’osservatore si concentri esclusivamente sul soggetto rappresentato riflettendo sui suoi molteplici significati. La stanza è dipinta prevalentemente con toni caldi, come il marrone delle tende e il giallo ocra del pavimento, mentre il paesaggio con toni freddi tra cui verde, azzurro e bianco. Infine i supporti del cavalletto sono scuri e in contro luce, scelta che li rende evidenti e funzionale a creare l’inganno percettivo voluto.

Gli stessi concetti sono applicati alla seconda versione dell’opera, ‘’La condizione umana II”, in cui si può notare una stanza spoglia, con una porta a forma di arco che apre la vista su una spiaggia, e un cavalletto che sostiene una tela. In questa versione, lo stratagemma del quadro nel quadro è utilizzato per rappresentare in parte il paesaggio che il pittore ha di fronte e la porzione di paesaggio al di là del muro nascosta al suo stesso sguardo. Quindi approfondisce ulteriormente la riflessione sul rapporto tra realtà e finzione, in quanto anche il pittore condivide il dubbio dell’osservatore sull’incertezza della realtà presente dietro alla tela, poiché la sua vista è ostacolata dal muro. Un mistero ulteriore si fonda sul significato della sfera nera in basso a sinistra, la quale sembra priva di senso ed è proprio questo suo esistere a prescindere da un senso chiaro, potrebbe simboleggiare l’esistenza umana che non trova una ragione universale d’essere, sottolineando la nostra precaria “condizione umana”.

Federico Ciullo