• Salvador Dalì
  • 1931
  • olio su tela
  • 24,1×33 cm
  • Museum of Modern Art -New York

L’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.

Considerato uno dei quadri più importanti del pittore catalano Salvador Dalì, artista fortemente affascinato dalle teorie freudiane, a tal punto da volgere la propria attenzione al sogno e diventando celebre per le immagini suggestive e bizzarre delle sue opere. Appartenente al versante figurativo del Surrealismo, definì il suo metodo “paranoico-critico”, intendendo con tale espressione l’organizzazione compositiva (aspetto critico) del mondo misterioso dell’inconscio e del delirio (aspetto paranoico); difatti la sua non fu mai una militanza cieca nel movimento. Il dipinto che in origine era conosciuto con il nome Gli orologi molli fu cambiato in La persistenza della memoria dal gallerista Julien Levy che lo acquistò nel 1932, un anno dopo il suo completamento. Nel 1934, il quadro fu poi acquistato dal Museum of Modern Art di New York, dov’è attualmente esposto, ed è uno degli elementi più celebri della collezione del museo.

Salvador Dalì all’interno della sua autobiografia, intitolata  La mia vita segreta, ci ha fornito la storia su com’è nata La persistenza della memoria, ed in particolare spiegò l’origine dei così detti “orologi molli”. Stando a quanto riportato dal pittore, questo capolavoro sarebbe nato in una sera qualunque, nella quale lui e sua moglie Gala sarebbero dovuti uscire con amici per andare al cinema, ma a causa di un forte mal di testa lui restò in casa, mentre sua moglie uscì con gli amici. Prima che la moglie uscisse, la coppia cenò insieme ad altri amici, mangiando Camembert, formaggio francese a pasta molle e crosta fiorita  L’artista rimase colpito dall’eccezionale mollezza del Camembert e dopo che gli ospiti e Gala se ne andarono, rimase a riflettere sulla poca resistenza del formaggio. In seguito, si recò nel suo atelier, dove si fermò ad osservare il suo ultimo lavoro in fase di completamento: si trattava di una veduta di Port Lligat ed ebbe l’intuizione per la trasformazione completa dell’opera, inserendovi gli orologi molli e informi. Port Lligat era il tratto di costa spagnola dove l’artista scelse di abitare con la compagna dal 1930.

L’opera mostra il paesaggio di Port Lligat, desolato e privo di elementi vegetali o artificiali, dove la spiaggia e il mare calmo, sono solo un miraggio: la linea dell’orizzonte alzata all’eccesso, ci trattiene in una dimensione più interna. In questo spazio misterioso, l’artista inserisce una basamento squadrato posto sulla sinistra, sul quale si spicca un ulivo secco a cui è appeso un orologio azzurro, sul punto di sciogliersi al sole. Altri due orologi, dello stesso colore, ugualmente molli e informi, sono collocati l’uno sul medesimo basamento squadrato e l’altro su una strana forma biomorfica posta al centro del dipinto. Dalì esibisce questi orologi deformati, che alcuni critici interpretano con allusioni a impulsi di natura libidica e sessuale, ma soprattutto, i quadranti che si sciolgono sono un richiamo esplicito alla dilatazione del tempo. Gli orologi, in La persistenza della memoria, vengono deformati nel sogno creato dall’inconscio dell’artista, e questo pare suggerito dalla presenza di un occhio dalle lunghe ciglia (forma biomorfica), che giace addormentato e che richiama al fatto che, la durata di un evento può essere dilatata nella memoria.

Possono anche essere interpretati come un simbolo in cui la vita distorce la forma geometrica, e l’esattezza matematica del tempo. Perciò, questi tre orologi deformati dalla memoria, rappresentano l’aspetto psicologico del tempo, il cui trascorrere assume una velocità e una connotazione diversa per ciascun individuo, interna a noi stessi e che segue solo la logica dello stato d’animo e del ricordo. Pertanto, ognuno di noi, ha una propria sensazione temporale rispetto alle medesime situazioni: ciò spiega il fatto che ogni orologio segna ore differenti. Inoltre, è presente un quarto orologio, rimasto intatto, pur ricoperto da tante formiche nere, esse sono, per l’artista, simbolo di morte e un richiamo al desiderio sessuale; la presenza di insetti, gli effetti di degradazione organica, la putrefazione, la liquefazione e la corrosione, sono elementi ricorrenti nei suoi dipinti. Lo stesso Dalì, con gli amici Buñuel e Garcìa Lorca, utilizzava l’espressione “putrefactos”, cioè in disfacimento, per indicare i borghesi contro cui si scagliavano.

Nel 1928 Dalì scrive a Lorca: “Le lancette dell’orologio incominciano ad avere valore nel momento in cui smettono di indicare le ore dell’orologio e, perdendo il loro ritmo circolare e la loro missione arbitraria cui la nostra intelligenza le ha sottomesse, evadono da quell’orologio per andare a muoversi nel luogo che corrisponderà al sesso delle briciole di pane”. Paradossalmente, a detta dell’artista, la stessa memoria umana può eliminare completamente l’utilizzo di questi strumenti, poiché, il tempo, è un “concetto” che non può essere tangibile, e nemmeno quantificabile.

Quindi tema centrale risulta la dimensione fluida del tempo che evidenzia la percezione soggettiva. Questo è in linea con quanto sosteneva Bergson, secondo cui, il tempo non è qualcosa di assoluto, ma è un continuo fluire, in cui il passato, si unisce con il presente in un continuo divenire. Se quindi il tempo assoluto è quello scandito dall’orologio in ore, minuti, secondi, la percezione individuale del tempo è invece molto elastica, imprescindibile dalla memoria, dal sogno e dall’inconscio. La deformazione delle immagini è un mezzo per mettere in dubbio le facoltà razionali, che vedono gli oggetti sempre con una forma chiara e definita. In La persistenza della memoria, gli orologi si sciolgono e si adattano alle superfici su cui vengono posti, Dalí invita così l’osservatore a riconsiderare la relazione tra la dimensione del tempo e della memoria, nella quale il prima e il dopo si contaminano mutuamente. Lo stile del dipinto risulta in fondo estremamente realistico pur trasmettendo un senso di smarrimento di fronte a quest’immagine surreale. Il giallo ocra è il colore dominante dell’opera, in contrasto con l’azzurro dell’acqua, del cielo e degli orologi. L’artista ha definito lo spazio utilizzando la prospettiva geometrica e la diminuzione progressiva delle figure.

Il tempo è la dimensione delirante e surrealista per eccellenza.

Alisia Borri