• Guido Reni
  • 1611
  • 268x170cm
  • Olio su tela
  • Pinacoteca Nazionale – Bologna

Nel 1611 l’artista bolognese Guido Reni realizzò una grande pala d’altare per la cappella dei conti Berò nella Chiesa di San Domenico a Bologna. L’opera, intitolata La Strage degli innocenti, è considerata una delle più significative rappresentazioni della tendenza classicista che in quegli anni si andava affermando a Roma presso la corte papale e le più potenti famiglie aristocratiche.Dai Berò, il maestoso dipinto venne venduto alla famiglia Ghisilieri e successivamente, nel 1796, durante le campagne francesi, fu una delle opere requisite da Napoleone Bonaparte come bottino di guerra per poter arricchire il Museo del Louvre. Fortunatamente la composizione venne recuperata e fino ad oggi custodita nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Con la sua Strage degli innocenti il Reni mise in scena l’episodio narrato nel “Vangelo secondo Matteo” dello sterminio voluto da Erode Antipa “II Grande” di tutti i neonati maschi nel territorio di Betlemme, con il tentativo di uccidere Gesù, che, come annunciato dai Magi al tetrarca, sarebbe stato il legittimo re d’Israele.

Su uno sfondo raffigurante le mura delle città e alcune architetture classicheggianti misurate e composte, si apre un violento massacro in cui in uno spazio limitato esplodono numerosi avvenimenti contemporaneamente. Due sicari di Erode cercano di compiere i loro doveri uccidendo i piccoli figli innocenti delle donne, che disperate, tentano di proteggere invano i loro bambini. Reni non focalizza la sua attenzione nelle espressioni dei soldati, considerati solo come meccanici esecutori di un ordine che non può essere obiettato.


Si assiste invece alla raffigurazione delle diverse reazioni delle cinque madri protagoniste della scena. In alto a sinistra, una donna sconvolta grida per il dolore provocato da un soldato che la afferra per i capelli; sulla destra un’altra tenta la fuga abbracciando il figlio avvolto in veli, ella scappa guardando alle sue spalle l’orrida carneficina che si sta svolgendo. Intanto al centro una madre si ribella al secondo sicario ostacolando le sue azioni, mentre lui sta per colpire il bambino con il pugnale, collocato nel punto di fuga del dipinto.  In basso, una quarta donna cerca di fuggire tenendo il figlio in spalla; mentre al suo fianco, in ginocchio, un’ultima si rivolge verso il cielo, pregando sui piccoli corpi senza vita freddi e abbandonati dei due bambini in primo piano, distesi a terra su alcuni residui di sangue, traccia delle atrocità appena compiute.  Sempre sulla destra, rimasta in ombra e nascosta dai numerosi personaggi, si riconosce anche una sesta figura femminile dal volto sfigurato in un urlo di disperazione. In alto un cielo cupo e burrascoso incombe sulla scena e due angeli, sulle nuvole, porgono le palme del martirio, pronti ad accogliere le anime innocenti.

Si delineano due parti contrastanti: in alto il cielo plumbeo, attraversato da un ultimo raggio di sole, ospita le due creature celesti dalle espressioni serene e distese, mentre in basso la folla di persone è nel caos, abbandonata alla più completa disperazione, in un clima di devastante angoscia.

Si considera proprio La strage degli innocenti, l’opera con cui l’artista raggiunse la maturità pittorica. Il sontuoso olio su tela rappresenta figure dai gesti sospesi, fermati nell’istante di massima tensione. La perfezione classica e statuaria dei  corpi dei personaggi, avvolti in abiti drappeggiati, sembra attutire ed armonizzare gli orrori, le disperazioni e le violenze del massacro, stimolando la riflessione.

Guido Reni dipinge con grande enfasi e tensione, riuscendo allo stesso tempo a controllare tutta la composizione raggiungendo un equilibrio armonico tra architettura e figura: il pittore studia la disposizione dei personaggi inserendoli all’interno di un triangolo rovesciato immaginario che per base ha le braccia tese dei sicari. Perciò sotto gli occhi dello spettatore prende vita una grande esibizione dai caratteri atroci e agghiaccianti che non distrugge le misure e i ritmi voluti dall’autore.

Influenzato dal linguaggio di Caravaggio, che dipingeva la natura in tutti i suoi aspetti, anche quelli negativi, Reni libera il naturalismo da ogni elemento realistico troppo violento e crudo e lo riporta ad una originale leggerezza, espressione di una bellezza ideale: classica, elegante e ponderata. Lo stile cristallino, fatto di grazia, purezza e nobiltà, dell’artista bolognese richiama il grande Raffaello Sanzio, che ebbe l’opportunità di studiare durante il suo soggiorno a Roma.

La strage degli innocenti assume un forte tono monumentale e drammatico che coinvolge l’osservatore. Dominano i colori caldi in primo piano e i più freddi sullo sfondo, spiccano infatti i toni del rosso e dell’arancio delle vesti delle donne che vanno sempre più ad attenuarsi e a farsi più tendenti al grigio e al blu, mano a mano che ci si avvicina al fondale della scena. La luce si concentra sui soggetti umani del dipinto, lasciando in ombra le architetture dello sfondo e i volti dei sicari, le cui mani brandenti il pugnale sono illuminate, come a voler sottolineare il loro atroce gesto assassino.

Giorgia Zucchini