• Antonello da Messina
  • 1460/1469
  • Olio su tavola
  • 43 x 34 cm
  • National Gallery – Londra

La Madonna Salting è un dipinto datato intorno all’inizio degli anni sessanta de quattrocento, autore dell’opera è il grande pittore a cui dobbiamo la diffusione della tecnica fiamminga in Italia, Antonello da Messina. L’opera tratta un argomento religioso e il titolo presenta una parola scritta in inglese, ovvero Salting, che rimanda al possessore dell’opera. In principio si credeva che fosse stata realizzata da un allievo di Antonello, mentre oggi è ritenuta un’opera autografa eseguita dall’artista nel suo periodo giovanile, quando si trovava a Messina. L’opera prende il nome del proprietario, che la donò alla National Gallery di Londra, dove è esposta dal 1910.

La tavola non presenta una organicità stilistica perché la qualità pittorica della Vergine e della sua veste è più alta rispetto a quella del bambino e degli angeli. Al centro spicca la Vergine a mezzo busto con Gesù bambino tra le sue braccia. Lo sguardo è rivolto verso il basso, verso il figlio, il viso è di tre quarti a sinistra. In questa scena avviene l’incoronazione della Madonna come regina del cielo. La corona viene posta delicatamente sul capo da due piccoli angeli sospesi, posti all’estremità della corona e della Vergine. La corona è d’oro e decorata con perle e pietre incastonate. I capelli sono raccolti in un’acconciatura ordinata: sulla testa lisci e separati al centro mentre sulla schiena scendono raccolti in una treccia. Partendo dalla nuca fino alle spalle la Madonna presenta un velo di color azzurro chiaro e trasparente, elemento che dona armonia ed eleganza alla figura e testimonia l’alto virtuosismo pittorico dell’artista. Indossa un abito color porpora decorato con ricami dorati, impreziosito da perle e gemme, completato da un mantello viola scuro, mentre il bambino ha un abito sui toni del verde scuro e sopra ad esso indossa un piccolo piviale,  sopravveste da cerimonia, decorato con disegni astratti. Tra le sue mani tiene una melagrana semiaperta, simbolo di fertilità e regalità di Maria e si possono intravedere i piccoli chicchi color rubino che rimandano al sangue, alla passione. Lo sfondo è totalmente scuro, tendente al nero e non è presente un paesaggio naturale o urbano, caratteristica della pittura del periodo.

Gli angeli che sostengono la corona sono modelli iconografici tipici dell’arte fiamminga, disposti simmetricamente ai lati della Madonna che non rispetta i canoni dell’iconografia tradizionale, poiché non indossa la tipica veste rossa. La geometria usata per il volume della Vergine all’interno del suo manto, viene messa in relazione con il Polittico di San Gregorio, nella parte dove troviamo la Madonna e il bambino. Il dipinto presenta un’ampia rete d’influenze, che lo rendono molto distante dalle sperimentazioni del Quattrocento italiano. L’opera presenta tratti e caratteristiche della Pittura Iberica, che è raffinata e preziosa, dell’Arte Provenzale, che presenta figure esili ed eleganti e infine della Pittura Fiamminga, per la luce e per i dettagli.

Irene Sabattini