• Michelangelo Merisi da Caravaggio
  • 1601-1605
  • Olio su tela
  • 369×245 cm
  • Parigi – Museo del Louvre

La Morte della Vergine è un olio su tela di grandi dimensioni commissionato al pittore nel 1601 dall’ordine religioso dei Carmelitani Scalzi, i quali facevano parte della Chiesa di Santa Maria della Scala a Roma. Nessun documento ci fornisce informazioni sul momento in cui l’opera fu portata a compimento e consegnata, ma Caravaggio dovette lavorarci intorno al 1604-1605, il che andava oltre la scadenza del contratto.

Una volta terminato il dipinto fu però immediatamente rifiutato. Lo scandalo derivava dal fatto che il dipinto contravveniva radicalmente all’iconografia tradizionale, che leggeva l’episodio in chiave mistica. Nell’atto di trascendere alla vita celeste Maria rivelava pienamente la sua natura divina, Caravaggio, invece, rappresenta un dolore umano realisticamente descritto. Diversamente da altre opere, in questa scena è assente ogni riferimento al sacro, e non c’è alcun indizio che possa suggerire il riconoscimento della Vergine: Maria non ha niente di sacro, ma si presenta come il corpo senza vita di una popolana, il ventre rigonfio e i piedi nudi fino alle caviglie.

Pare addirittura che Caravaggio scelse, come modello per ritrarre la Vergine, una prostituta annegata nel Tevere. Forse è proprio questo l’elemento più interessante del quadro: scegliendo una prostituta per il ruolo di Maria, Caravaggio realizza un quadro in perfetto equilibrio tra religiosità, quotidianità e provocazione. Il pittore non poté rimettersi a lavorare  su questa tela, poiché appena terminato il lavoro fu costretto a scappare a Napoli per via dell’omicidio di Ranuccio Tommasoni; così i Carmelitani incaricarono Carlo Saraceni di rimpiazzare il lavoro di Caravaggio.Nonostante il rifiuto della tela, il quadro di Caravaggio venne poi acquistato dal Duca di Mantova, per poi passare al re di Inghilterra Carlo I e dopo la morte di quest’ultimo, il capolavoro venne acquistato da un banchiere parigino che lo portò alla corte di Luigi XIV, andando a riempire la collezione del Louvre.

La scena è inserita in un ambiente umile, disadorno e buio nella quale si intravedono pochi oggetti, il pavimento, un pezzo di soffitto e in alto un ampio drappo rosso scarlatto, come un sipario che sta per calare. I personaggi sono concentrati nella parte bassa del dipinto, al centro del quale sta il pallido corpo di una giovane donna, Maria, distesa sul letto spoglio in una posa scomposta.  Secondo le scritture Maria sarebbe morta anziana: guardando la donna ritratta da Caravaggio, si nota che è molto giovane, probabilmente allegoria della Chiesa immortale. In primo piano vi è la Maddalena, rappresentata nelle vesti di una ragazza del popolo seduta su una piccola sedia che piange desolata con la testa tra le mani. Anche gli Apostoli sono tratti dalla realtà degli umili: lo rivelano gli abiti poveri, i piedi scalzi, i tratti popolari dei volti e i gesti semplici e naturali che esprimono dolore.

Il realismo popolare delle figure è organizzato in una composizione molto elaborata: la parte inferiore del dipinto presenta uno spazio ristretto perché è riempito dai personaggi; questi sono disposti su assi verticali allineati davanti al corpo orizzontale della donna, che tuttavia non è parallelo al piano del dipinto bensì leggermente in scorcio, aumentando così la profondità spaziale della scena. Inoltre, la composizione degli Apostoli, allineati davanti al letto, forma in linea col corpo e col braccio di Maria una croce perfetta.

La luce scende in diagonale dall’alto, lambisce le teste degli Apostoli e si posa sul busto e sul viso dormiente di Maria. La luce, quindi, assolve due funzioni: una narrativa, perché sottolinea con la sua presenza il nucleo drammatico della scena; l’altra simbolica perché facendo emergere dall’ombra le sofferenze degli astanti e il viso sereno di Maria, esprime il segno della presenza divina e da risalto plastico alle forme.

Soffermandosi sulle tonalità del dipinto, salta subito all’occhio il rosso scarlatto con cui sono stati dipinti il vestito della Vergine e l’arazzo nella parte alta della stanza, mentre la parte restante del quadro gioca su contrasti di chiaroscuro, tipici dell’opera caravaggesca.

Su quest’opera sono state fatte molte ipotesi, ma solo due sono le interpretazioni più attendibili. La prima legge il dipinto come sistema allegorico in cui la Vergine sarebbe figura della Chiesa: allora il ventre gonfio alluderebbe la divina Grazia di cui Maria è sempre piena, la giovinezza all’immortalità della Chiesa, l’ambientazione umile e la semplicità dei personaggi alle polemiche contro lo sfarzo del clero dei movimenti religiosi. La seconda interpretazione insiste sulla poetica del vero del pittore. Egli afferma, in una scena realistica di umano dolore, la presenza costante di Dio nelle esperienze quotidiane degli umili e dei poveri.

Giada Guidoreni