• Raffaello Sanzio
  • 1507
  • Olio su tavola
  • 184×176 cm
  • Galleria Borghese – Roma

Appartenente al dipinto smembrato della Pala Baglioni, il Trasporto, o anche Deposizione Borghese, è l’opera a cui Raffaello dedicò un’attenzione e una cura per i particolari uniche, ottenendo un risultato alquanto strabiliante. Venuto a conoscenza della dolorosa perdita del figlio Grifonetto a cui Atlanta Baglioni, facente parte della famiglia più temuta di Perugia, fu soggetta, l’artista decise di rispettare le richieste della committente creando un dipinto sensazionale e di forte impatto emotivo. Raffaello impiegò molto tempo e dedizione all’opera partendo da dei bozzetti giunti a noi e conservati a Parigi, Londra, Oxford e Firenze. Confrontando gli schizzi preparatori con il dipinto finale, sono evidenti le modifiche apportate dal pittore a causa della sua scrupolosità ed irrequietezza. La struttura resta però generalmente la stessa. Il gruppo di personaggi che attorniano il corpo morto di Cristo, formano una V dal vertice coincidente con il protagonista del dipinto.

Uno sfondo che presenta elementi come il Monte Calvario a destra e la grotta della sepoltura a sinistra, indica la scelta di un momento impreciso in cui la situazione è stata rappresentata. La scena è drammatica e il senso del dolore colpisce lo spettatore. Sono raffigurati tre uomini che stanno trasportando faticosamente il corpo morto di Cristo verso il sepolcro a sinistra. Il senso di sforzo fisico è ben comprensibile dalle posizioni e dalle espressioni che assumono, ed è amplificato dal personaggio che sale il gradino. Il giovane che sostiene il corpo dalla parte delle gambe, pare sia il ritratto di Grifonetto in quanto i lineamenti del volto presentano chiare somiglianze. Si ritrova in questo personaggio e non solo, l’omaggio che ricercava Atlanta quando commissionò l’opera a Raffaello.

Oltre agli uomini, le figure femminili riempiono l’ambiente. A due di queste, la Vergine Maria e Maria Maddalena, il pittore fa combaciare rispettivamente Atlanta e Zenobia Sforza, moglie di Grifonetto. La Vergine sviene in seguito al dolore provato per la morte del figlio; un evento drammatico, un sentimento forte e materno come quello provato da Atlanta. Maria Maddalena invece sembra sussurrare un lamento, simbolo della disperazione che ha potuto provare la moglie Zenobia. La donna cerca un contatto afferrando la mano di Cristo con un gesto quasi poetico e commovente.

Qui è netto il contrasto di colori utilizzati da Raffaello: il rosso acceso del vestito della Maddalena, risalta sul pallore di Cristo. In generale i colori sono utilizzati per porre in risalto gli incarnati. L’artista ha scelto tonalità che vanno dal rosso, appunto, al verde, al giallo fino all’azzurro. Anche le tecniche usate come il chiaroscuro, aiutano a definire al meglio l’armonia, la varietà e la plasticità dei corpi. Essi sono infatti precisi anatomicamente e tutti in movimento, donando dinamismo alla scena: un dinamismo che ben si fonde con la staticità del Compianto.

Il lavoro scrupoloso affrontato da Raffaello, mette in risalto anche la sua attinenza ed ispirazione agli altri artisti contemporanei. In primo luogo, i modelli che ha seguito dal principio sono stati la Deposizione di Mantegna e alcune opere di Michelangelo come la Pietà Vaticana da cui imita ad esempio il braccio e il corpo di Cristo. Un altro richiamo va a Leonardo Da Vinci per quanto riguarda la resa dettagliata delle piante. Il pregio dell’opera si scoprì fin da subito quando nel 1608, il Cardinal Scipione Borghese, vero appassionato d’arte, volle portarla via da Perugia. Per accontentare il Cardinale e i perugini, il Papa ne fece fare due copie. Caso volle però che Napoleone, durante la campagna d’Italia, portò l’opera in Francia al Louvre, ma alla sua morte il quadro venne riportato in Italia e collocato nella Galleria Borghese.

Lisa Maldina