• Michelangelo Merisi da Caravaggio
  • 1599-1600
  • Olio su tela
  • 322×343 cm
  • Chiesa di San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli – Roma

Il Martirio di San Matteo rappresenta una delle tre tele appartenenti al ciclo pittorico che comprende la “Vocazione di San Matteo” e “San Matteo e l’angelo” eseguite per la Cappella dei Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.

La Cappella era stata acquistata dal cardinale francese Mathieu Cointrel (italianizzato Matteo Contarelli) nel 1565, il cui intento era decorarla con dipinti che si riferissero a episodi della vita di San Matteo. Inizialmente il lavoro fu commissionato ad alcuni artisti che fino al 1600 non riuscirono a portarlo a termine. Fu così che, successivamente alla morte del cardinale nel 1585, e visto l’approssimarsi dell’anno santo nel 1600, gli eredi, anche grazie alle sollecitazioni del cardinal Del Monte protettore di Caravaggio, decisero di affidarsi al pittore lombardo che ricevette la prima importante commissione pubblica.

La prima tela, delle tre, che Caravaggio realizzò fu appunto il Martirio di San Matteo per la parete destra della cappella. La narrazione di questo episodio si concentra in un solo istante, quello in cui il dramma esplode. San Matteo, all’incirca settantenne, viene trafitto dalla spada di un sicario in chiesa mentre sta celebrando la messa. Matteo è un anziano prete crollato scompostamente per terra che chiede pietà con la ferita sul petto che sanguina. Nella scena sono ritratte molte figure nude, vari corpi maschili, forse catecumeni o giovani presenti in chiesa per ricevere il battesimo in età adulta, in ogni caso la rappresentazione di queste figure diede al pittore l’opportunità di esprimere le sue doti accademiche nel nudo.

Al centro della scena vengono ritratti i due protagonisti, la vittima e il suo carnefice, immortalato nell’atto prima di sferrare il colpo letale: con la mano destra tiene la spada e con la mano sinistra stringe il braccio del sacerdote steso a terra. L’esecutore è nudo, un telo color bianco ricopre le parti intime, il volto è colmo di rabbia, s’intravede il suo furore omicida che sta per sfogare sulla vittima. San Matteo, invece, indossa gli abiti sacerdotali, una tunica bianca e un pettorale scuro. Il martirio è interpretato da Caravaggio come la scena di un efferato assassinio che scoppia all’improvviso, in cui San Matteo non è l’eroe sacrificato, bensì una semplice vittima che cade per la brutalità di un sicario. È evidente quindi come l’artista intenda rifiutare l’interpretazione devozionale del martirio, utilizzata dalla pittura sacra tra la controriforma e l’arte barocca, che vedeva rappresentate figure di santi che affrontavano il martirio con estrema serenità, in favore di contenuti inattesi e violenti.

A sinistra del dipinto, in mezzo ai volti sconcertati e stupefatti, si posso riconoscere chiaramente due bravi, figure caratteristiche all’inizio del Seicento. Spicca in particolare la presenza di questo angelo che dall’alto, costretto a una torsione tale da farlo quasi cadere dalla nuvola, tenta di porgere a San Matteo la palma del martirio, a significare che tutto ciò si sta verificando per la gloria divina.

In questo dipinto non c’è solo la descrizione della realtà oggettiva ed immediata, qui è presente anche una riflessione sull’agire dell’uomo: il pittore si è voluto ritrarre tra gli spettatori dell’omicidio, quasi a voler dire che in quella scena viene rappresentata la violenza del mondo di cui egli è testimone e di cui soffre. Inoltre, l’intenzione del pittore, è quella di coinvolgere lo spettatore nella scena attraverso la sua diretta partecipazione, rendendolo un testimone.

L’intero episodio ha luogo all’interno di uno scenario tetro e cupo. Nonostante ciò, nella pittura di Caravaggio, la luce svolge un ruolo primario, diventando la vera e propria protagonista dell’opera e svolgendo una funzione costruttiva fondamentale: essa si irradia violentemente dal centro della scena investendo completamente i due personaggi principali e scatenando  forti contrasti con le tenebre che non solo disegnano i volumi, ma mettono in risalto le parti di tensione, le contrazioni del corpo, i nudi, i volti impauriti, le espressioni di terrore, il grido del fanciullo che fugge. Lo scenario, che si sviluppa attorno alla vicenda principale, è caratterizzato da un caotico turbinio, in cui i presenti vengono indotti a muoversi in direzioni opposte con un movimento centrifugo.

Giada Fiocchi