• Paolo Veronese
  • 1563
  • Olio su tela
  • 666×990 cm
  • Museo del Louvre – Parigi

Tema del dipinto è l’episodio evangelico di le nozze di Cana, durante il quale avvenne il famoso miracolo della tramutazione dell’acqua in vino da parte di Gesù.

«Tre giorni dopo, ci fu una festa nuziale in Cana di Galilea, e c’era la madre di Gesù. E Gesù pure fu invitato con i suoi discepoli alle nozze. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. Gesù le disse: “Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta”. Sua madre disse ai servitori: “Fate tutto quel che vi dirà”. C’erano là sei recipienti di pietra, del tipo adoperato per la purificazione dei Giudei, i quali contenevano ciascuno due o tre misure. Gesù disse loro: “Riempite di acqua i recipienti”. Ed essi li riempirono fino all’orlo. Poi disse loro: “Adesso attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. Quando il maestro di tavola ebbe assaggiato l’acqua che era diventata vino (egli non ne conosceva la provenienza, ma la sapevano bene i servitori che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Ognuno serve prima vino buono; e quando si è bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono fino ad ora”. Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.»

(Vangelo secondo Giovanni 2,1-11)

In Veronese si riscontra la volontà di conciliare due ambiti in eterno contrasto: il sacro e il profano; il primo miracolo compiuto da Gesù Cristo viene così impiegato per rappresentare la fastosa e spettacolare nobiltà veneziana. Come è logico pensare, la libera e laica interpretazione dei temi religiosi non venne accettata dalla Sacra Inquisizione, che decise di censurare la blasfema e sconveniente esecuzione dell’Ultima Cena. Il Veronese si difese affermando: “Noi pittori ci prendiamo le licenze che si prendono i poeti e i matti… e se c’è dello spazio libero sulla tela, io adorno le figure.”  La questione si risolse semplicemente modificando il titolo dell’opera in “Convito in casa Levi”.

La scena è ricca di particolari e mostra nella sua ambientazione una commistione di dettagli antichi e contemporanei, sorprende la presenza di ben 133 personaggi, dipinti con una straordinaria dovizia: aristocratici, servi, soldati, cani, giullari. Tra questi si riconoscono, in primo piano, un gruppo di musicisti, tra cui il pittore stesso, con una tunica bianca e Tiziano, intento a suonare il contrabbasso; secondo alcuni critici sono presenti altri personaggi illustri quali Eleonora d’Asburgo, Francesco I di Francia, Maria I d’Inghilterra, Solimano il Magnifico, Vittoria Colonna, Carlo V.

L’architettura presenta tratti tipicamente classici: le colonne, perfetti esempi degli ordini dorico e corinzio, il cortile centrale, racchiuso da una balaustra decorata e lo sfondo, un cielo azzurro macchiato da alcune nuvole bianche, nel quale si scorge una torre anch’essa in stile classico. Esemplare è anche la presenza di elementi caratteristici del periodo rinascimentale, che si conciliano armoniosamente con lo stile classico: al centro della composizione sono presenti strumenti a corda tipici, quali liuto, violone e viola da gamba.

Le vesti dei personaggi sono sontuose ed eleganti, dai colori brillanti e motivi ricercati, ma non di epoca antica: sono piuttosto legati alla moda del Cinquecento. A questo riguardo è necessario menzionare lo straordinario uso che Veronese fa del colore: grazie all’accostamento di colori complementari porta all’interno della sua opera una luminosità fulgente. Il personaggio principale è Gesù, nonostante possa sembrare complesso riconoscerlo all’interno di un così ampio ritratto cinquecentesco; nessun personaggio sembra prestare attenzione al Cristo, il quale siede accanto a Maria e ai discepoli e viene dipinto con un’aureola sul capo.

Dietro ad esso, sulla balaustra, appaiono i servitori: una donna sta aspettando i piatti da servire, un uomo sta osservando lo svolgersi del banchetto e un altro sta portando sulle sue spalle carne animale da consumare durante il banchetto. Sembra che esista un legame tra gli uomini che preparano la carne e Gesù: questi si trovano esattamente sulla stessa verticale, alludendo al futuro sacrificio di Cristo. Per concludere, la magnificenza di Veronese è ancora una volta esplicata dal complesso impianto prospettico, che permette di interpretare un forte legame tra l’oggettivo contrasto luce-ombra e l’allegorica coesistenza di valori religiosi e sociali.

La coppia di sposi seduti al lato sinistro del tavolo sono una forte metafora di quanto il prestigio sociale sia inutile di fronte al prestigio spirituale: nonostante siano gli effettivi protagonisti della festa, non siedono al centro, dove invece sono collocati Gesù, la Vergine e gli apostoli. Un ulteriore oggetto che segna la distinzione tra divino e terreno è la clessidra, posta in primo piano sul tavolo a simboleggiare la fugacità della vita.

Giulia Peli e Francesca Zangaro