• Gian Lorenzo Bernini
  • 1617/1618
  • Marmo
  • 220 cm
  • Galleria Borghese – Roma

Il gruppo scultoreo di Enea e Anchise rappresenta uno dei capolavori dell’artista Gian Lorenzo Bernini. Prima di poter parlare e analizzare l’opera bisogna però soffermarsi sulla figura dell’artista e sul panorama a lui contemporaneo, il Barocco. In questo periodo infatti a Napoli, verso gli ultimi anni del ‘500 e i primi del ‘600, lavora Pietro Bernini, tra i maggiori esponenti della nuova tendenza seicentesca del restauro delle statue antiche. Lo scultore era il padre di Gian Lorenzo, il Bernini noto ai più. Fin da piccolo il fanciullo aveva dimostrato delle capacità straordinarie tanto da spingere Pietro a formarlo artisticamente, per poter acquisire una tecnica ferrea, grazie alla quale riuscirà ad ottenere la protezione del cardinale Scipione Borghese, membro di una delle famiglie più potenti, il quale oltre al ciclo scultoreo di Enea e Anchise, decise di commissionargli anche la costruzione delle Galleria Borghese dove sono collocate le opere  più famose dell’artista.Enea e Anchise è il gruppo più antico tra i quattro commissionati da Scipione, Apollo e Dafne , Il Ratto di Proserpina e Il David .

I soggetti dell’opera vengono ripresi dal secondo libro dell’Eneide di Virgilio, in cui si narra della fuga di Enea con il padre Anchise e il figlioletto Ascanio da Troia in fiamme dopo la famosa battaglia omonima. Bernini reinterpreta la storia a suo modo. Enea, giovane forte e possente, porta in spalla il padre vecchio e paralizzato, il quale tiene in mano il vaso, contenente i Lari Tutelari, ovvero gli antenati. Sopra all’urna è visibile la statua degli Dèi Penati, figure mitologiche romane protettrici della casa. Dietro ad Enea si può scorgere suo figlio, Ascanio, che si regge alla gamba del padre e porte in mano l’eterno fuoco del tempio di Vesta, che riuscirà ad accendere la nuova vita a Roma, dove i tre protagonisti approderanno da quanto narrato nell’Eneide.

L’aspetto fondamentale su cui è necessario soffermarsi è la resa delle pelle delle tre diverse età dell’uomo: morbida nel bambino, vigorosa e muscolosa in Enea, raggrinzita e segnata dagli anni in Anchise. Ciò permette di percepire nettamente il virtuosismo tecnico dell’artista. Inoltre tutta l’opera è costruita attraverso una composizione ascendente a spirale, che va a formare un dinamismo fisico ma anche psicologico, che porta ad una personificazione vera e proprio del marmo, come se fosse animato. Tramite l’abilità lavorativa di questo materiale, Gian Lorenzo Bernini riesce ad esprimere le emozioni dei tre personaggi: Anchise, seppur leggermente timoroso, alza in alto il simbolo della patria perduta.

Enea invece è pervaso da un senso di rassegnazione, che lo porterà a fondare una nuova civiltà romana. Mentre il piccolo Ascanio, come il nonno, è spaventato ma al contempo speranzoso. L’opera inoltre presenta numerosi riferimenti iconografici a quadri altrettanto famosi. Uno di questi è il San Girolamo di Caravaggio, da cui viene ripresa la figura di Anchise, ma anche l’Incendio del Borgo di Raffaello e il Tondo Doni di Michelangelo. Nel complesso quindi si è davanti ad un’opera, figlia di una straordinaria capacità artistica, creativa e tecnica, che mostra in toto il genio dell’artista, il quale senza ombra di dubbio, è il maggior esponente del Barocco.

Sofia Dall’Olio