• Leon Battista Alberti
  • 1446/1451
  • Firenze

Nel 1447 Leon Battista Alberti progettò Palazzo Rucellai a Firenze, e ne affidò la realizzazione a Bernardo Rossellino. Venne ispirato da una recente attività di Brunelleschi che gli diede l’idea di sperimentare l’architettura dell’antica Roma nell’edilizia fiorentina di quel tempo. Adattò gli schemi monumentali classici agli edifici già presenti in quell’epoca e ci riuscì grazie all’incarico datogli da Giovanni di Paolo Rucellai, un ricco mercante fiorentino. Lo incaricò di costruire una nuova residenza in uno dei quartieri più antichi di Firenze. L’artista così dovette adattare il suo progetto originario in uni spazio assai più ristretto ed irregolare, delimitato da caseggiati in stile medievale. Questo ostacolo però rafforzò la sua fantasia compositiva, elaborò infatti soluzioni architettoniche brillanti ed efficaci, che lasciarono un segno profondo nell’architettura e nell’urbanistica dell’epoca, sfruttando ogni centimetro della superficie assegnatagli.

Così, elementi tipici dello stile classico romano come archi, bassorilievi e pilastri furono replicati in dimensioni minori nella facciata dell’edificio, dando una solida impressione di forza ma allo stesso tempo, l’ossatura interna dell’edificio veniva delicatamente avvolta intorno ad un cortile circondato da logge e porticati, offrendo uno spettacolo di quiete silenziosa ai suoi abitanti. Organizzato in questo modo, il complesso raccoglieva maestosità ed esclusività in una sola immagine. L’architettura classica diventava così parte integrante dell’edilizia privata. Alberti scrisse il De re aedificatoria, in cui sintetizzava questa elaborata semplificazione: in questo trattato definì la tipologia del palazzo residenziale urbano. Lo concepì con un volume netto, con la forma di un parallelepipedo, derivato dal lotto di terreno per lo più regolare. Il palazzo deve riuscire ad integrarsi in modo armonico e funzionale all’interno della città. La facciata deve corrispondere alla scansione orizzontale dei piani, ma deve anche guidare alla comprensione dell’organizzazione interna degli spazi. Questa concezione derivata dall’architettura romana, viene resa attuale, sia per quanto riguarda l’ordine compositivo che per i principi costruttivi.

Il trattato De re aedificatoria venne scritto in onore di papa Niccolò V, grande fautore del Rinascimento artistico italiano. Si rifece direttamente alle dottrine di Vitruvio e Aristotele e propose il continuo innesto delle antiche forme geometriche su una pianta centrale a forma di cerchio. Questo concetto fu ripreso da parecchi architetti rinascimentali, che lo usarono spesso con successo nelle loro composizioni originali. Lo splendido esperimento di Palazzo Rucellai venne largamente utilizzato nel campo dell’edilizia privata per ben oltre tre secoli, specialmente nella Città Eterna dove gli spazi abitativi erano sempre scarsi e irregolari. Fu restaurato intorno al 1740 ed è ancora oggi proprietà della famiglia Rucellai, che l’ha dato in usufrutto ad una fondazione accademica americana, riconosciuta ufficialmente dallo Stato italiano, che organizza corsi e seminari di architettura e storia dell’arte per studenti di varie nazionalità, contribuendo alla conoscenza delle progettazioni albertiane in tutto il mondo.

Andando nello specifico, la facciata di Palazzo Rucellai è suddivisa da un reticolo geometrico regolare, e nel suo interno si inseriscono le bifore che hanno in rilievo lo stemma della famiglia Rucellai, fregi e blasoni. Questo reticolo è definito orizzontalmente dalle cornici marcapiano, cioè da cornici che evidenziano i piani del palazzo, e verticalmente da lesene. Quest’ultime si concludono con capitelli raffiguranti i tre ordini classici, ovvero dorico, ionico e corinzio. Alberti ripropone così la sovrapposizione degli ordini architettonici antichi che viene applicata nell’architettura romana. La superficie della facciata esterna è percorsa da un bugnato liscio che richiama le tecniche costruttive dell’antica Roma, e determina anche un effetto di regolarità delle superfici. Il cornicione conclusivo sulla sommità della facciata è sporgente, e ciò contribuisce a rendere ancora più chiara e regolare la forma del palazzo. Il motivo gotico delle bifore acquisisce un nuovo tipo di ordine geometrico, poiché si conclude con un arco a tutto sesto. L’alternanza di lesene e bifore determina un ritmo pacato ed uniforme. Il piano terra è interrotto da due portali architravati che danno un effetto di ordine ed eleganza, inoltre sono presenti paraste, cioè pilastri inglobati nella parete e capitelli decorati dell’ordine dorico. Sempre all’esterno troviamo il Cortile e la Cappella Rucellai che racchiude il Tempietto del Santo Sepolcro. Gli interni delle stanze sono raffinati e semplici, costituiti da ampi spazi in stile rinascimentale, utilizzati come sale da ballo durante le feste organizzate dalla famiglia Rucellai.

Gaia Gherardini