• Michelangelo Merisi da Caravaggio
  • 1609/1610
  • 125 x 101 cm
  • Olio su tela
  • Roma – Galleria Borghese

“David con la testa di Golia”, questo è il titolo di uno dei più celebri capolavori di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Tale opera risale agli ultimi mesi di vita del pittore italiano tra gli anni 1609 e 1610, allora l’artista viveva come rifugiato a Napoli presso la famiglia Colonna. Su di lui pendeva infatti una condanna a morte, a causa di un omicidio avvenuto nella capitale pontificia.
A questa vicenda è strettamente legato questo dipinto, difatti pare fosse stato accluso ad una richiesta di grazia che Caravaggio scrisse per il figlio di papa Paolo V e indirizzò a Roma, dove si trova ancora oggi presso la Galleria Borghese. Il carattere della richiesta di grazia è supportato dalla presenza sulla lama appartenente a David di un’iscrizione riportante le parole “h-as os”, ossia l’abbreviazione del motto agostiniano “Humiltas occidit superbiam”

All’interno dell’opera ritorna il mito biblico, appartenente al secondo libro di Samuele, dello scontro tra il futuro re ebreo David ed il filisteo Golia, già declinato in precedenza dall’autore in chiave però meno violenta.

È evidente in questo olio su tela anzitutto la sua provenienza barocca, derivante dalla spiccata teatralità delle pose. Gli effetti di luce costruiti, atti ad esaltare il plasticismo e nei gesti e nelle espressioni, sono invece un chiaro segno della produzione del Merisi.

Questo utilizzo dell’illuminazione non influenza solamente la tensione dell’immagine, bensì anche i colori e il realismo anatomico. La gamma cromatica è principalmente scura, il loro contrasto è morbido e paiono fondersi all’incontrarsi. Nella rappresentazione dei corpi siamo lontani dalla perfezione anatomica, come si può notare nel busto del David, tuttavia è notevole la perizia nella realizzazione dei tratti del volto di Golia.

In questo viso molti storici dell’arte hanno individuato un ritratto dello stesso Caravaggio. Egli era solito inserirsi come personaggio all’interno delle sue opere, tuttavia qui è chiaro nel fatto di rappresentarsi nel volto di un caduto, il suo senso di stanchezza e rassegnazione ad una vita irrequieta, che più che mai in questo momento stava venendo minacciata dalle problematiche con l’autorità. Nella figura del David, rappresentato mentre regge una daga in una mano e la testa del rivale nell’altra, si riscontrano per alcuni le fattezze dell’amato dal pittore, per altri invece si ritrae da giovane, sostenendo la tesi del doppio autoritratto. La sua espressione è colma di pietà verso la vittima, che si sostituisce allo sguardo glorioso della precedente opera di Caravaggio, e traspare lo stesso senso di stanchezza e malinconia dell’espressione del viso di Golia.

Filippo Aria, Giorgia Bertacci, Francesco Piacenti.