• 1507
  • Giorgione
  • Olio su tela
  • 108,5 x 175 cm
  • Dresda – Gamäldegalerie

È il primo nudo femminile finalizzato alla contemplazione secondo una visione classica e sensuale. Il soggetto è stato realizzato probabilmente in occasione delle nozze di Girolamo Marcello con Morosina Pisani, questo grande erotismo infatti stava ad indicare e ad augurare prosperità agli sposi, esso rivelerebbe anche la volontà del committente di affermare la presunta discendenza della sua famiglia da Marcello, genero di Augusto, e dunque la propria parentela con la Gens Julia, originata da Venere.

La figura giace nuda su un ampio panneggio bianco, da alcuni attribuito ad un intervento posteriore dell’allievo e collaboratore Tiziano Vecellio, ed è perfettamente immersa nella natura, fa parte del paesaggio in cui vive.
La dea non sembra mostrare la sensualità consueta della Venere, bensì è assorta, casta e sognante; come si può notare si copre delicatamente il pube con la mano sinistra.
Quest’olio su tela è realizzato con sapienti modulazioni tonali che trasmettono un sentimento malinconico, di una solitudine incantata.

I colori dello sfondo delineano un paesaggio tipicamente leonardesco, attraverso l’uso della prospettiva aerea e della tecnica dello sfumato: con l’aumentare della distanza dal punto di osservazione i contorni divengono più sfumati, i colori sempre meno nitidi e la loro gamma tendente verso l’azzurro.
L’opera manifesta pienamente uno dei caratteri della pittura di Giorgione, la definizione del valore tonale: le forme, i volumi, gli accordi tra le varie parti non sono definiti da un preciso disegno, ma piuttosto dai delicati passaggi chiaroscurali dei diversi toni del colore.

L’attenzione per i dettagli si denota principalmente nella rappresentazione degli alberi in secondo piano, importante è quindi la sensibilità mimetica negli aspetti naturali che ricorda l’arte fiamminga; grazie all’uso dei colori ad olio e delle velature, la rappresentazione del dettaglio è ancora più esasperata fino al limite delle possibilità tecniche.

Purtroppo l’artista morì prima di portare a termine l’opera e il cielo con la paesaggistica furono terminati da Tiziano, che più tardi, realizzò la “Venere di Urbino”, simile negli atteggiamenti e nella posa, ma sveglia ed inserita in un ambiente chiuso. La donna ostenta un sottile ed equilibrato erotismo, che deriva soprattutto dall’espressione del volto, facendo capire di essersi addormentata consapevole degli effetti provocatori della sua sconvolgente nudità; anche il posizionamento di entrambe le braccia e della mano sinistra contribuiscono ad aumentarne la sua calda sensualità.

Margerita Golinelli, Valentina Malavolti, Elisa Satalino, Lisa Soldati.