• Policleto
  • 450 a.C. (originale) – fine II secolo d.C. (copia)
  • 212 cm
  • Bronzo (originale) – marmo lunense (copia)
  • Napoli – Museo Archeologico Nazionale (copia)

Il Doriforo (dal greco Doryphóros, ”portatore di lancia”) è una statua marmorea risalente alla fine del II secolo – inizio I secolo a.C., copia romana di una statua bronzea originale greca databile 450 a.C. circa (Età Classica) andata perduta, realizzata da Policleto di Argo. La statua fu ritrovata il 3 giugno del 1797 durante gli scavi archeologici vesuviani, nella Palestra Sannitica di Pompei, luogo di allenamento per gli atleti antichi. Conosciamo il Doriforo grazie a Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) che, nella sua ”Storia Naturale” racconta l’ esistenza dell’ artista. Policleto non ha lo scopo di raffigurare l’uomo come ”é” realmente, pieno di difetti e imperfezioni, ma come ”dovrebbe essere”, un modello ideale di bellezza e proporzione.

Il Doriforo é realizzato a questo fine secondo i princìpi del Canone, un trattato di Policleto. Esso è frutto di misurazioni sugli individui che gli consentirono di ricavare le corrette proporzioni del corpo umano e i rapporti numerici ideali, per raggiungere un tale livello di armonia nella composizione e un evidente equilibrio e rilassamento del corpo mai visti prima di allora nella scultura greca, precedentemente così austera e rigida da risultare innaturale.
La proporzione è alla base del compimento della statua: il modulo matematico di base della scultura è l’altezza della testa, mentre i rapporti matematici che regolano la composizione delle singole parti del corpo sono 1/8 dell’altezza totale della stessa scultura per la testa, 3/8 per il busto e 4/8 per le gambe.

L’applicazione del principio della ponderatio trova qui la sua più riuscita applicazione, che consiste nella distribuzione del peso sugli arti inferiori per ricercare maggiore armonia e naturalezza. Nella realizzazione di questa scultura viene utilizzata anche la tecnica del Chiasmo. Questa segue lo schema ad X, cioè prevede la costruzione di alcuni incroci (che ricordano, appunto, la lettera X) che oppongono degli elementi tra loro contrastanti: la gamba sinistra piegata è contrapposta al braccio destro disteso, contemporaneamente la gamba destra distesa si oppone al braccio sinistro piegato. In più se vengono tracciate le diagonali, esse formeranno una X che unisce rispettivamente gli arti in tensione (gamba destra e braccio sinistro) e quelli rilassati ( gamba sinistra e braccio destro).

La statua raffigura un atleta nudo (o un eroe, forse Achille) nell’atto di camminare, rappresentato in modo da bilanciare il peso sulla gamba destra in tensione, mentre quella sinistra è flessa, spostata verso l’esterno e arretrata, seguita dal piede corrispondente sollevato per compiere un passo. Il giovane stringe una lunga lancia (oggi perduta) con la mano destra mentre l’altra è rilassata e abbandonata lungo il fianco. Comunica un grande senso di potenza, dovuta alla straordinaria altezza di 2,12 metri, accentuata dalla muscolatura possente, visibile ovunque. Il volto è però impassibile, privo di emozione; la testa contornata da una capigliatura aderente è lievemente voltata verso la spalla destra.
Il Doriforo é una delle opere più replicate dell’Arte Greca e sono presenti numerose versioni, tra cui il Doriforo del Braccio Nuovo dei Musei Vaticani, una copia frammentaria al Kunsthistorisches Museum di Vienna, due statue complete ma restaurate agli Uffizi di Firenze e vari frammenti della testa in svariati musei.

Sofia Betti, Jules Casalini, Matilde Marchioni, Viola Mussi, Mila Vivarelli.

Approfondimenti

Museo Archeologico Nazionale di Napoli