• 1574/1580
  • Giambologna
  • Marmo
  • 410 cm
  • Firenze – Loggia dei Lanzi

Il Ratto delle Sabine, opera del fiammingo Jean de Boulogne, il cui nome è stato poi italianizzato in Giambologna, è una composizione marmorea conservata nella Loggia dei Lanzi, in piazza della Signoria a Firenze. A partire dal 1552 questo artista lavorò per la famiglia dei Medici per più di cinquant’anni, divenendo uno degli artisti prediletti di Francesco I de’ Medici, che dal 1562 gli riconobbe una retribuzione mensile. Giambologna rappresenta la figura dello scultore tipico dell’Età della Maniera, che opera per soddisfare il piacere estetico del Principe e nel cui lavoro si compie l’identificazione tra competenza tecnica e qualità stilistica. È proprio questo tipo di produzione che ne decretò la sua fortuna, facendone lo scultore di transizione tra Rinascimento e Barocco.

Il gruppo scultoreo, alto 4.10 metri, è composto da tre corpi avviluppati. Partendo dal basso si osserva la figura disperata di un anziano che è quasi travolta e bloccata tra le gambe del corpo sovrastante, un giovane, il quale viene colto nell’atto di rapire una fanciulla che tiene sollevata sopra la propria testa con le sue braccia possenti e vigorose. I corpi sono disposti seguendo una linea a “serpentina” che rende dinamiche e fluide le forme e si ha la particolare alternanza di grandi masse e spazi vuoti, che donano un andamento estremamente irregolare e variato. Grazie alla sua maestria, l’artista seppe attribuire alla propria opera molteplici punti di vista con lo scopo di invitare l’osservatore ad auto crearsi un percorso visivo, che termina per essere anch’esso a spirale per contemplare l’opera da tutte le possibili angolazioni.

Osservando i volti delle tre figure è evidente il pathos, la teatralità che esse trasmettono. Soffermandosi invece sui corpi, energici e perfetti, non si può non notare come Giambologna abbia appreso e addirittura superato la lezione michelangiolesca sull’anatomia scolpita e statuaria della corporatura umana. Attualmente è possibile ammirare l’opera completa di basamento decorato a tema mitologico, sebbene esso non fosse parte originale del Ratto.

Dal punto di vista storico l’atto rappresentato dall’artista richiama un’antica leggenda sulle origini di Roma. La tradizione narra di come il primo re dell’Impero, ossia Romolo, per popolare la città appena fondata condusse con l’inganno la popolazione sabina sul proprio territorio organizzando una fittizia celebrazione al fine di rapire tutte le mogli e le figlie. Al culmine della festa le truppe romane fecero irruzione e portarono a compimento il volere del proprio sovrano: sequestrarono tutte le donne e scacciarono gli uomini con le armi. Il gruppo scultoreo riveste uno specifico significato, tipico del periodo manierista, ovvero quello di essere stato concepito senza altra finalità se non quella di dimostrare il livello di maestria tecnica raggiunto, in grado di sfidare la resistenza della materia oltre i limiti ritenuti possibili.

Alice Marchioni, Elisa Palmieri, Kelly Polaj, Martina Taglioli.