• Jan van Eyck
  • 1434
  • Olio su tavola
  • 81,8 × 59,4
  • National Gallery, Londra.

Il ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck rappresenta uno dei capolavori dell’artista, oltre che inserirsi nell’elenco dei quadri più importanti della pittura fiamminga. Venne commissionato da Giovanni di Nicolao Arnolfini, un ricco mercante di Lucca, trasferitosi nel 1421 a Bruges, nelle Fiandre, le quali in questo periodo erano considerate alcune delle aree più ricche d’Europa, che attiravano a sé una grandissima quantità di mercanti e banchieri, sopratutto toscani. La vera particolarità del quadro si trova nella numerosa simbologia; infatti ogni singolo particolare ha un suo significato, che può essere più o meno esplicito. Nel complesso ciò che deve risultare a colui/colei che ammira il quadro é l’apologia del matrimonio, una celebrazione dell’unione dei due protagonisti dell’opera.

A prima vista si notano in primo piano i due coniugi, Giovanni con la moglie Giovanna Cenami. La domanda spontanea che sorge sulla donna é quella di chiedersi se il ventre, abbastanza pronunciato, stia ad indicare una gravidanza. La risposta é no, la donna non é incinta ma semplicemente il pittore decide di rappresentarla con “la pancia” augurandosi la futura prosperità e fertilità della famiglia Arnolfini. In generale infatti  tutti i simboli inseriti nel dipinto sono riferiti all’ambito famigliare: ad esempio il cagnolino che si trova in mezzo ai due coniugi, é l’animale per antonomasia per rappresentare la fedeltà. Nell’angolo sinistro in basso invece, si possono notare due calzari o zoccoli, tipici della tradizione fiamminga o in generale dei paesi nordici; questi hanno un significato legato alla comodità e portano la persona che guarda il quadro a pensare ad un senso di quotidianità, che viene ricondotto al focolare domestico. Un’altra possibile interpretazione é quella che li vede come simbolo di una vita laboriosa, necessaria per una buon sostentamento famigliare.

Un ulteriore simbolo é delineato dalle arance posizionate sopra al mobile dietro al coniuge. Queste, così come il cane per la fedeltà, rappresentano il frutto del matrimonio per antonomasia, ma questa non é l’ipotesi più accreditata. Innanzitutto va ricordato che l’arancia é tipica dei paesi meridionali, di conseguenza potersi permettere il frutto significava appartenere ad una elevata classe sociale. Inoltre al nord l’arancia era considerata “la mela di Adamo”, simbolo del peccato. Per antitesi quindi é un’esortazione a fuggire da comportarmi peccaminosi, grazie all’unione cristiana del matrimonio. Importante é anche a questo proposito, il letto presente nello sfondo che é il luogo dove avviene l’unione vera e propria. Inoltre é uno degli oggetti che pone in risalto la potenza economica della famiglia Arnolfini, così come il vestiario pregiato dei due coniugi, il tappeto e i calzari. Se infatti si ammira attentamente, la signora e il signore Arnolfini sono scalzi: questo in segno di rispetto e sacralità nei confronti del suolo della casa e dell’unione coniugale.

Tutti questi simboli conferiscono all’opera una fitta simbologia ma sicuramente la vera novità nel dipinto é lo specchio, posizionato in mezzo ai coniugi. Nella cornice sono rappresentati 10 episodi della passione di Cristo, dal medaglione in basso in senso orario si riconoscono l’Orazione nell’orto, la Cattura di Cristo, il Giudizio di Pilato, la Flagellazione di Cristo, la Salita al Calvario, la Crocifissione (in alto al centro), la Deposizione, il Compianto, la Discesa al Limbo e infine la Resurrezione. Nel riflesso dello specchio sono visibili i due coniugi da dietro e un’ulteriore figura, che viene identificata nel pittore stesso. Tramite questo espediente pittorico Van Eyck restituisce due punti vista, quindi si ha una rappresentazione dello spazio a trecentosessanta gradi in una tela bidimensionale. Al lato dello specchio inoltre si nota un rosario,  il classico regalo che lo sposo consegnava alla sua sposa, in quanto ella doveva essergli sempre devota e simboleggiare anche la sua virtù. Nel complesso il quadro quindi può essere letto così come il pittore voleva, solamente grazie ad un’accurata attenzione ai dettagli, veri protagonisti del dipinto. Dunque il vero punto di forza é quello di un’opera che non lascia nulla al caso, in cui tutto e determinato da canoni di precisione, che avvolgono la scena con straordinaria armonia.

Sofia Dall’Olio